NBA Draft Preview, 5° posto: Shaedon Sharpe

Il suo futuro e la sua pallacanestro sono avvolti nelle tenebre, poiché Shaedon Sharpe non ha disputato nemmeno una partita con University of Kentucky. Secondo molti osservatori, i suoi anni all’high school sono bastati per definirlo un talento generazionale e ad inizio stagione nessuno si sarebbe stupito se fosse stato lui la scelta numero 1 al Draft.

Destinazione: Detroit Pistons

Dopo la mossa Cade Cunningham con la numero 1 lo scorso anno, i Pistons possono mettere le mani su un altro talento da prima scelta. I due potenzialmente possono diventare una coppia di esterni davvero pazzesca su cui continuare l’infinito processo di rebuilding, questa volta però con uno scorcio vista play-off nell’arco di un paio d’anni.

Il roster è giovane e può diventarlo ancor di più scegliendo il classe 2003, allo stesso tempo però puntare su di lui può essere un’arma a doppio taglio vista l’esperienza nulla al college. Una franchigia come Detroit non dovrebbe compiere un salto nel vuoto, ma alla numero 5 lasciarsi scappare un talento del genere è da considerarsi un errore grossolano.

Punti forti

Fisico d’élite per un 19enne che può ricoprire sia il ruolo di guardia tiratrice sia quello di ala piccola. Nonostante la giovane età sa come padroneggiare quel corpo ed essere esplosivo in transizione, oltre ad essere affidabile nel gioco in post e in difesa. Quello per cui stupisce maggiormente sono i suoi movimenti off the ball e le letture di gioco, unite ad una coordinazione mano-occhio da fuoriclasse.

Ha una meccanica di tiro in linea con quella di un giocatore già pronto per la NBA. Tecnica di rilascio quasi perfetta e stabilità nel posizionare gambe e piedi, questo lo rende potenzialmente uno dei migliori scorer della sua classe. Riesce a mettersi da solo in ritmo e trova maggiore facilità nel prendere triple in pull-up rispetto a conclusioni dal mid-range.

Nonostante il ruolo che ricopre, Sharpe può essere considerato un ball-handler di primo livello con ampi margini di miglioramento. Grazie alla sua visione di gioco riesce a servire i compagni in campo aperto, così come nel traffico; questo lo rende letale anche come creatore oltre che come finalizzatore. Non disdegna l’utilizzo anche della mano sinistra per portare palla e concludere al ferro.

Punti deboli

Non aver giocato nessuna partita ad un livello più alto del liceo lascia parecchi aloni di mistero circa le sue capacità di confrontarsi con avversari di maggior caratura. Quello che può preoccupare i vari front office sono la sua maturità e il suo impatto saltando direttamente dall’high school alla NBA. La sua mancanza di esperienza può pesare anche sul tipo di soluzioni da adottare una volta giunto nella Lega.

Deve ancora imparare come utilizzare a pieno il talento di cui è dotato. A volte l’inesperienza lo porta a scegliere un floater o un pull-up jumper invece di concludere al ferro generando contatto con il difensore. Può diventare uno scorer letale su tutti e tre i livelli, ma deve migliorare la sua meccanica di tiro e la shot selection: in carriera viaggia con il 34.6% da tre punti su 107 tentativi.

La natura del suo carattere sul parquet rimane un altro mistero insoluto. Nessuno sa effettivamente il suo grado di competitività nel gioco, se è un giocatore più o meno emotivo e se la sua persona fuori dal campo rispecchia quella dentro il campo. Potenzialmente potrebbe essere un giocatore silenzioso, ma letale oppure semplicemente un giocatore timido con pochissimo impatto sulla gara.

Conclusione

Se di fronte abbiamo una mancata prima scelta ce lo dirà solamente il tempo, quello che rimane certo dai video circolati in rete è il talento innegabile del classe 2003. A Detroit non troverà certo il posto migliore dove crescere, ma vista la piazza potrà testare (insieme a tutti noi) il suo grado di durezza come giocatore NBA.

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