Manu Ginobili, un Hall of Famer inimitabile
La guardia dei San Antonio Spurs è la dimostrazione che non bastano i numeri per valutare la grandezza di un giocatore
Emanuel Ginobili non è certo il classico candidato ad entrare nella Hall of Fame con una sfilza interminabile di riconoscimenti individuali, ma non per questo è meno meritevole di farne parte.
La guardia argentina selezionata al secondo giro del draft 1999 dai San Antonio Spurs è la dimostrazione che vale la pena sacrificare le statistiche personali per il bene della squadra, per aiutarla ad arrivare al successo.
Ginobili ha fatto parte insieme a Tony Parker e Tim Duncan della dinastia dei San Antonio Spurs dei primi anni 2000, vincendo il titolo con gli Spurs nel 2003(da rookie), nel 2005, nel 2007 e nel 2014.
Il sacrificio chiesto da Gregg Popovich all’argentino di partire dalla panchina ha fatto le fortune di San Antonio, con Manu che è diventato un sesto uomo di lusso capace di spezzare in due le partite con il suo talento offensivo unico ed inimitabile.
Non è certo dai 14043 punti segnati in carriera o dalle medie di 13.3 punti, 3.5 rimbalzi e 3.8 assist tenute nelle 1057 gare disputate( solo 349 partendo in quintetto) che si può valutare la grandezza di Manu Ginobili.
Uno dei pochi record individuali detenuti dall’argentino è forse quello che spiega meglio la sua mentalità: Manu è infatti il giocatore che vanta la percentuale più alta di vittorie (72.1%) nelle gare giocate in carriera.
Le parole di chi ha passato al suo fianco anni ed anni rendono giustizia ad un campione che ha sacrificato molto per vincere:
È uno di quei ragazzi che diventa il cuore e l’anima della squadra per la sua straordinaria competitività. Ha lo stesso killer-instinct di Kobe e Michael, di Larry e Magic. Ha la stessa mentalità e gioca con lo stesso fuoco. Lo ha sempre fatto
Gregg Popovich, storico allenatore degli Spurs
Il trio formato da Ginobili, Parker e Duncan ha vinto ben 27 serie di playoff insieme, cinque in più dell’attuale terzetto dei Warriors formato da Steph Curry, Klay Thompson e Draymond Green.
Potrebbe essere il più grande agonista che abbiamo mai visto qui
R.C. Buford, GM dei San Antonio Spurs
I successi raccolti da Ginobili non si fermano certo alla sua comunque fantastica carriera NBA terminata nel 2018 a 40 anni. Il campione argentino è infatti giunto oltreoceano nel 2002 dopo aver vinto tutto (Eurolega, Coppa Italia e campionato) nel 2001 con la maglia della Virtus Bologna.
Manu ha fatto le fortune anche della nazionale argentina, con cui ha vinto una argento ai mondiali del 2002, un bronzo olimpico a Pechino 2008 e soprattutto l’oro olimpico nel 2004 ad Atene sconfiggendo gli Stati Uniti in semifinale.
Ginobili ha dato dimostrazione della sua umiltà anche in occasione della conferenza stampa per la sua nomina nella Hall o Fame:
Non ho mai vinto una classifica marcatori, un MVP e non sono mai stato nel primo quintetto NBA. Sono qui per via dell’ambiente circostante, dei giocatori con cui ho giocato, degli allenatori e dell’organizzazione. Non lo prendo come un risultato individuale. È solo che sono stato nel posto giusto al momento giusto.
Manu Ginobili