NBA Playoff, l’ennesimo fallimento dei Clippers

Alla quarta stagione con Kawhi Leonard e Paul George, i Clippers non sono mai riusciti a conseguire risultati considerevoli

Kawhi Leonard in panchina durante una gara dei Clippers

Si può parlare di karma, di franchigia maledetta, degli eterni incompiuti. I Los Angeles Clippers, però, continuano a navigare nel buio nonostante i piani ambiziosi della dirigenza, restando la squadra più derisa e sbeffeggiata della lega. Quel che è certo è che l’eliminazione di stanotte contro i non certo irresistibili Phoenix Suns certifica il definitivo fallimento del progetto.

A chi additare le colpe dell’ennesima debacle? In realtà è molto difficile, perchè in queste 4 stagioni si è provato di tutto per provare a rendere la squadra una vera contender. Si è cambiato allenatore, si è smantellato buona parte del supporting cast, ma a nulla pare esser servito. La verità è che, fin da subito, i Clippers hanno espresso un gioco ampiamente prevedibile e brutto da vedere, e trovato poco appoggio da parte delle due superstar.

Kawhi Leonard, al di là dei continui infortuni, non ha mai raggiunto, dal suo arrivo in California, i livelli mostruosi mostrati a San Antonio e nell’anno a Toronto, compromettendo di fatto anche i piani futuri della franchigia. La dirigenza lo ha accontentato in tutto e per tutto, regolando la sua presenza in regular-season, e, soprattutto, portandogli accanto quel Paul George da lui tanto desiderato.

Proprio quest’ultimo si è dimostrato poco incisivo e determinante nei momenti clutch, raggiungendo solo a sprazzi il suo reale potenziale. Se si pensa che, per arrivare a lui, i Clippers hanno svenduto quello Shai Gilgeous-Alexander che oggi fa sfracelli in quel di Oklahoma City, il rimorso è tanto.

Adesso i losangelini si ritrovano senza scelte e saranno costretti a decidere se riprovarci per l’ennesima volta o smantellare tutto e ricostruire. Sarà un’off-season rovente? Forse, ma alla fine credo che la dirigenza opterà, almeno per un’altra stagione, per la prima opzione. Ciò che non si capisce è come, pur disponendo probabilmente del roster più profondo e strutturato della lega, i Clippers non riescano proprio ad esprimere gioco. Se si pensa poi che un two-way player di alto livello come Robert Covington, che sarebbe oro colato per qualsiasi altra contender, ha giocato per grande parte dell’anno solo in garbage-time, qualche perplessità sorge spontanea.

Sicuramente chi ha deluso è stato Tyronne Lue. Promosso come head-coach in cerca di riscatto dopo il burrascoso divorzio dai Cleveland Cavs, non è stato mai in grado di gestire una situazione probabilmente troppo complicata per i suoi standard. In alcuni momenti è sembrato di vedere l’ennesimo player coach, stile Steve Nash a Brooklyn, messo lì solo per far contenta qualche superstar.

La verità è che Lue ha vinto si uno strepitoso anello in Ohio, ma aveva a roster il miglior LeBron James mai visto. Non è un allenatore carismatico, capace di imporre il suo stile di gioco, vedi Tom Thibodeau a New York o Mike Brown a Sacramento, e tutto ciò si è ampiamente notato in questi anni.

Una buona opzione potrebbe essere dunque quella di cambiare scelta tecnica, e considerare alcuni buoni allenatori attualmente liberi. Ime Udoka, che per me sarebbe stato perfetto, si è tuttavia accasato agli Houston Rockets, e perciò l’unico altro nome che mi viene in mente è quello di Nick Nurse, che ha appena divorziato dai Toronto Raptors. Kawhi Leonard tra l’altro lo conosce molto bene, essendo stato il suo allenatore durante la magnifica annata in Canada.

Per i Clippers la prossima stagione potrebbe essere dunque quella della verità. Nel 2024 infatti sia Leonard che George dovranno decidere se esercitare o meno la player-option presente nel loro contratto, e valutare dunque il loro futuro a Los Angeles. Ma se le cose anche l’anno prossimo dovessero mettersi male, non escludo che la franchigia possa decidere di fare come i Brooklyn Nets di quest’anno.

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