I “Big Three” non vincono i Titoli NBA
Beal formerà con Durant e Booker i nuovi Big Three, ma storicamente questa strategia non ha pagato
Kevin Durant, Kyrie Irving, James Harden; LeBron James, Anthony Davis, Russell Westbrook; Kevin Durant, Devin Booker, Chris Paul.
Cos’hanno in comune questi tridenti da sogno, apparentemente buttati lì per caso?
Negli ultimi 3-4 anni, la tendenza evidente delle superstars della lega in cerca di titoli NBA è quella di circondarsi di altri campioni per formare il cosiddetto “Big Three”, la massima dimostrazione di onnipotenza cestistica che una squadra possa schierare in campo.
Tre stelle che giocano in armonia l’una per l’altra, superando facilmente ogni tipo di schema difensivo e di aggiustamento che le difese avversarie abbiano da opporre, per dominare le partite con una filosofia quasi ‘zemaniana’, segnando sempre un goal in più degli altri.
Poi, finite tutte le speculazioni e le immaginazioni estive, puntualmente ci ritroviamo ad ottobre per l’inizio della stagione e questi cosiddetti superteam iniziano a fare una inaspettata fatica, evidenziando delle crepe sostanziali che non permettono mai di arrivare all’obiettivo ultimo, l’anello.
Gli ultimi a provarci in ordine di tempo erano stati i Phoenix Suns, che, dopo aver svenduto mezzo roster (e avrete visto tutti che fenomeno sta diventando Mikal Bridges…) per ottenere Kevin Durant, lo hanno affiancato a Devin Booker e Chris Paul, ottenendo un duo che ha effettivamente fatto faville, formato proprio da KD e Book, ma anche un CP3 finito rapidamente in disparte, forse troppo vecchio o forse poco integrabile con gli altri due.
Il roster dei Suns ha mostrato palesemente che così non bastava, perché, tolti l’1 e il 35, nessun altro riusciva a mettersi in mostra nelle due metà campo, segnando pochi punti e concedendone tantissimi, persino all’attacco modestissimo dei Clippers, privi di Paul George e Kawhi Leonard.
Contro i Nuggets poi la difesa dell’ormai ex-coach Monty Williams è definitivamente crollata, concedendo penetrazioni a chiunque di Denver volesse attaccare il ferro.
Da qui arriva la scelta di modificare profondamente il roster e il cambio principale è stato l’inserimento di Bradley Beal al posto di Chris Paul per formare un nuovo super tridente offensivo, restringendo ulteriormente le rotazioni (con un monte salari persino appesantito dal contrattone da oltre 50 milioni) e allargando ulteriormente le falle in difesa.
Per carità, magari questi Suns vinceranno agevolmente il titolo 2023-2024 e non possiamo ancora saperlo, ma la storia ci insegna che non è così.
Per tornare alla domanda di partenza, tutti quei Big Three sono risultati, per un motivo o per un altro, un nulla di fatto: gli ultimi titoli sono stati vinti da Nuggets, Warriors e Bucks, 3 squadre che hanno i loro fenomeni in campo, ma che hanno vinto con l’aiuto di un ricco supporting cast (i vari Aaron Gordon, Bruce Brown, Andrew Wiggins, Kevoon Looney, PJ Tucker, Jrue Holiday…) e con una difesa solidissima, vero filo conduttore di tutte le squadre da titolo.
Per concludere, la trade di Beal a Phoenix rischia seriamente di continuare sul filone degli altri Big Three, perché l’ex-Wizards, seppur sia un All-Star piuttosto sottovalutato, non è di certo l’elemento che svolterà il cammino di questo ciclo dei Suns.
In NBA, come in tutti gli sport di squadra, non vincono le figurine, ma le idee e la competenza di tutti gli elementi di una società.