NBA, Paul e i Suns alla conquista della Western Conference
Cosa porterà Chris Paul ai Phoenix Suns? Basterà per arrivare alle Finali di Conference?
Il mercato NBA si è aperto col botto e difficilmente ci saremmo aspettati tutto questo. Tra i rumors sugli Houston Rockets, pronti a dismettere un Roster che alla fine della fiera ha dato più dispiaceri che gioie, e di uno ipotetico approdo di Harden nella Grande Mela, sponda Nets, il più grande colpo porta il nome di Christopher Emmanuel Paul.
I dirigenti di OKC, in pieno clima natalizio, hanno impacchettato Cp3, con l’omaggio Nader, e mandato via slitta ai Suns in cambio di Kelly Oubre Jr., Ricky Rubio, Ty Jerome, Lecque e la scelta al primo giro del 2022.
Un regalo per i tanti tifosi Suns che ora possono finalmente sognare un ritorno ai Playoff, dopo oltre 10 anni di assenza. I Thunder, dal canto loro, dopo aver raggiunto contro ogni previsione i Playoff durante la scorsa stagione, hanno deciso di continuare il processo di Rebuilding e le decine di scelte al primo turno nei prossimi anni ne sono un attestato inoppugnabile.
Se fino a poco più di un anno fa si guardava per certi versi al contratto di CP3 come uno di quelli che nessuno si sarebbe accollato, non possiamo guardare oggi il suo approdo ai Suns solo rammentandone i, seppur tanti, lati positivi.
La franchigia dell’Arizona si è difatti distinta negli ultimi 3 anni per la ricerca ossessiva di una point guard di livello dopo aver scambiato Eric Bledsoe nel lontano 2017. In questi anni gli esperimenti sono stati molteplici e non hanno portato a risultati esaltanti: se da una parte lo scarso appeal della franchigia e del Roster rendeva difficile la firma di un playmaker di livello dalla free agency, nemmeno gli scambi e il Draft sono riusciti a colmare questa lacuna.
Questa ossessione pluri-annuale è una delle cause che hanno portato i Suns ad accollarsi, senza grossi tentennamenti, il contrattone di CP3: oltre 85 milioni in due anni se dovesse esercitare la player option nella prossima off season.
Cosa aspettarsi dai nuovi Suns
Per svariati motivi, tra cui la pausa più breve della storia tra una Stagione e l’altra, sarà un anno dove non si partirà da 0-0, ma probabilmente per alcune squadre si continuerà un percorso già iniziato nella bolla, dove i Suns erano 8-0 e hanno fatto tutto quello che potevano per arrivare ai Playoff.
E’ innegabile che l’arrivo di un campione e di un veterano in una posizione scoperta non possa che accelerare questo percorso di crescita.
Chris Paul è in grado di difendere, sa attaccare, sa dettare il ritmo all’attacco come pochi nella storia e, soprattutto, ci ha dimostrato quest’anno di saper guidare uno spogliatoio verso grandi risultati.
Con CP3 i Suns si presentano ai nastri di partenza della NBA season 2020/21 con un backcourt d’élite: due giocatori in grado di portare palla, di attaccare e di segnare punti e canestri decisivi. I due 3&d della squadra, Bridges e Cam Johnson, sembrano calzare a pennello con le caratteristiche del duo di cui sopra: giovani, atletici e buoni tiratori, entrambi sopra il 35% dalla lunga distanza nella scorsa stagione e con ampi margini di miglioramento.
Con Ayton chiamato alla stagione della consacrazione, se i Suns eserciteranno la qualifying offer sul contratto di Saric, estendendolo di un anno, allora ci troviamo davanti a un sestetto niente male e soprattutto in grado di coesistere senza grossi problemi.
Spazio salariale per il mercato
Se declinassero tutte le opzioni squadra presenti (Kaminski, Payne, Diallo), e ri-firmassero Saric a cifre contenute, lo spazio salariale rimarrebbe comunque inadeguato per la firma di grandi giocatori. Con la firma di Jalen Smith via Draft il reparto lunghi pare coperto, al contrario del backcourt, dove qualche altra presa andrà fatta, a questo punto a prezzi contenuti, per un vice Paul e un vice Booker.
Paul è stato un affare per i Suns?
Come spesso in NBA, difficilmente dietro ad uno scambio ci sono solo vincitori contro vinti, tutto tende ad equilibrarsi quindi è difficile dire se l’ago della bilancia penda a favore di OKC o dei Suns. Oklahoma, dal canto suo, è riuscita a dare via il tassello più pesante che impediva l’effettivo rebuilding.
I Suns si trovano davanti ad un bivio che solo il tempo ed i risultati potranno indirizzare verso l’uscita corretta e portare il pendolo ad oscillare da una o dall’altra parte. In attesa di ciò, proviamo a vedere i lati positivi e i lati negativi dell’arrivo di CP3 in Arizona.
Perché sì: Devin Booker
A soli 24 anni Booker è già uno dei talenti offensivi più puri e cristallini della Lega. L’ex Kentucky Wildcats ha ampiamente dimostrato di poter segnare 40-50 punti a sera in scioltezza e le disastrose condizioni del roster dei Suns hanno sicuramente teso al ribasso i suoi numeri e le sue prestazioni. Ha patito per anni la mancanza di una PG di livello. Ora finalmente è arrivata, probabilmente la migliore possibile, e Booker è chiamato alla stagione della svolta.
Perché sì: Ayton verso l’All-Star
Se DeAndre Jordan ha raggiunto quello status e quella considerazione, qualche anno fa, gran parte del merito è dovuto dal fatto di scendere in campo con la canotta dello stesso colore di quella di CP3.
Quei Clippers, insieme a Griffin, sono entrati nell’immaginario collettivo di un’era, nonostante le zero vittorie, e hanno lasciato un’impronta nelle menti degli appassionati del basket e ancor di più in quella dei non appassionati che si sono avvicinati a questo sport grazie agli highlights del trio. Ayton ha un enorme talento offensivo, è stata prima scelta al Draft ha finora disputato una discreta carriera, interrotta più volte da infortuni o incidenti di gioventù.
Avere come playmaker della propria squadra CP3 non potrà che aiutare Ayton in questo percorso di crescita. Non mi stupirei se i numeri lo portassero sull’Olimpo dei grandi Centri della Lega. Se così fosse i Suns, con un solo giocatore in più si ritroverebbe 3 Star assolute in squadra: Lob city is coming.
Perché no: la difficoltà della Western Conference
Nonostante i numerosi pregi derivanti dalla firma di CP3, difficilmente i Suns potranno diseredare le Regine dell’Ovest: Lakers, Clippers, Denver e Dallas partono in prima fila e sarebbe un errore ritenere nettamente inferiori alla squadra dell’Arizona squadre come Portland, Utah e, ovviamente, i Golden State Warriors. Se le gerarchie dovessero rimanere queste, e il campo non dovesse smentirle, si sarebbero sprecati più di 80 milioni in 2 anni per la firma di un giocatore che non potrà portarti più in alto di quanto non avresti già potuto fare senza di lui.
Concludendo, Chris Paul ai Suns è il trionfo dei contro sensi. Probabilmente gli effetti positivi dello sbarco di Paul in Arizona si vedranno quando Chris preparerà le valige per andarsene dall’Arizona. Vista l’impossibilità, ad oggi, a mercato ancora ampiamente aperto, di competere per il titolo (anche se… mai dire mai!) la firma di Paul acquista valore se proiettata in ottica futura. I prossimi due anni dei Suns saranno fondamentali.
Avere un leader tecnico e dal carisma di Chris Paul in spogliatoio può aiutare i quattro giovani titolari a crescere tecnicamente e mentalmente. Se CP3 dovesse portare Phoenix, nei prossimi due anni, anche sempre e solo al primo turno di Playoff, sarebbe una grande palestra per l’intero roster che dovrà continuare con le proprie gambe dal 2022 in poi.
Il ruolo di Paul sarà quello di fornire una cassetta degli attrezzi ad un gruppo giovane così da creare attorno alla franchigia un’aura positiva, tramite i risultati, ed acquisire appeal per la free agency del 2022, quando Paul libererà spazio salariale e saluterà i suoi compagni.
Insomma, Chris Paul ai Suns non sarà un facoltoso uomo borghese che spargerà cibo nelle bocche degli affamati giocatori di Phoenix, ma per di più un buon insegnante, col compito di munire l’intero roster di canne da pesca per non patire più la fame in futuro.