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NBA Draft, le 10 migliori Steal dal 2001 al 2010

Abbiamo cominciato un focus sulle migliori steal of the Draft, ovvero quei giocatori scelti con un numero basso che hanno poi stupito tutti, rivelandosi, in alcuni casi, addirittura dei go-to guys o dei campioni NBA

Vista l’abbondanza di esempi in tal senso, abbiamo deciso di suddividere la classifica per decenni, cominciando dal decennio 1990-2000. Ebbene, oggi torniamo con il secondo episodio, preannunciando già che la quantità di talento all’interno di questa lista è un qualcosa di sorprendente, soprattutto se consideriamo la chiamata tardiva all’interno delle rispettive classi Draft.

Ricordiamo che, per aggiungere un po’ di pepe alla questione, i giocatori che troverete in queste classifiche sono stati chiamati a partire dalla scelta n° 20: più steal di così non si può!

Scopriamo le migliori Steal of the Draft di ogni decade:


Classifica migliori Steal of the Draft 2001-2010

10. Leandro Barbosa

NBA Draft 2003, scelta n. 28. Tecnicamente la chiamata è stata fatta dai San Antonio Spurs, ma Leandrinho, con la maglia dei texani, non ci ha mai giocato. Il brasiliano passa infatti ai Phoenix Suns all’interno di una trade conclusa il giorno stesso del Draft, ed è proprio in Arizona che vivrà i migliori momenti della sua carriera, perlomeno a titolo personale.

Si converte in una pedina chiave dei Suns guidati dal back-to-back MVP Steve Nash e coadiuvati da Amar’e Stoudemire, soprattutto partendo dalla panchina, tanto da portarsi a casa il premio di “sesto uomo dell’anno” nella stagione 2006-2007. Dopo l’addio a Phoenix, Barbosa inizia quella che si prospetta come una carriera da globetrotter, cambiando 5 volte squadra tra il 2010 e il 2014, fino all’approdo ai Golden State Warriors, in procinto di avviare la dinastia che ha travolto l’intera lega.

Nel 2015 arriva l’anello per Leandrinho, certamente non da protagonista, ma da giocatore di contesto che ha comunque fornito il suo apporto. Chiuderà la carriera NBA con la terza esperienza in maglia Suns, prima di tornare in patria nel 2018.

9. Kyle Korver

NBA Draft 2003, scelta n. 51. Trovare un veterano come Korver alla numero 51 fa sicuramente effetto, anche se si sta parlando del Draft che ha presentato alla NBA LeBron, Wade, Melo e Bosh. Uno dei più accurati esempi di role player (giocatore di contesto), caratteristica che gli permette di avere ancora oggi un ruolo (seppur marginale) all’interno di una delle contender al titolo NBA quali sono i Milwaukee Bucks.

Durante la sua carriera ha giocato con superstar del calibro di LeBron James, Allen Iverson e Derrick Rose, non riuscendo però mai a centrare il titolo, motivo per cui sta tentando un ultimo stint nel Wisconsin che potrebbe prolungarsi ancora di un anno, quando Kyle compirà 40 anni: un anello come regalo?

8. Carlos Boozer

NBA Draft 2002, scelta n. 35. Viene scelto dai Cleveland Cavaliers l’anno prima dell’arrivo del Prescelto e, anche se l’impatto non è neanche lontanamente paragonabile, i Cavs devono aver capito fin da subito di aver fatto pesca grossa prendendo Boozer alla 35. Alla prima stagione sono 10 punti e 7.5 rimbalzi di media, l’anno successivo, con l’ausilio di LeBron, siamo già ad una doppia doppia da 15.5 punti e 11.4 rimbalzi a serata.

Al terzo anno passerà agli Utah Jazz, dove vivrà i migliori anni della sua carriera, guadagnandosi 2 convocazioni all’All Star Game e portando i Jazz alle finali della Western Conference, poi perse contro i San Antonio Spurs. La franchigia dello Utah non è però convinta della precaria tenuta fisica di Carlos e decide di tradarlo ai Chicago Bulls, dove farà coppia con il più giovane MVP di sempre, Derrick Rose, per costituire una delle squadre più spumeggianti degli ultimi anni.

La carriera NBA di Booz si chiude ai Lakers, dove giocherà la stagione 2014-2015, regalando ancora qualche lampo come i 28 punti segnati contro i Bucks. Chissà come sarebbe andata senza tutti quegli infortuni…

7. Serge Ibaka

NBA Draft 2008, scelta n. 24. Viene selezionato dai Seattle SuperSonics, che soltanto 6 giorni dopo faranno le valigie, direzione Oklahoma City. Arrivato in NBA come un diamante grezzo, ha una crescita esponenziale in maglia Thunder, una squadra stracolma di giovani talenti come Durant, Westbrook e Harden (oltre allo stesso Ibaka) che arriva alle Finals 2012, dove verranno però sconfitti dai Miami Heat dei Big Three.

Nonostante le fantastiche premesse di inizio carriera siano in parte venute meno, il congolese naturalizzato spagnolo continua ad essere un giocatore importante. Dopo essersi dimostrato una pedina preziosa nello scacchiere di Coach Nurse, Ibaka potrebbe lasciare i Raptors. La destinazione più probabile sembrano i Brooklyn Nets, dove il centro potrebbe raggiungere l’ex compagno KD e, magari, anche il Barba. OKC Thunder: The Reunion?

6. Danny Green

NBA Draft 2009, scelta n. 46. Prima parlavamo di “giocatori di contesto”, eccone un altro perfetto esempio. A differenza di Korver però, Green è riuscito a centrare il bersaglio grosso in ben 3 occasioni, la prima con i San Antonio Spurs dei Big Four nel 2014, la seconda e la terza nelle ultime 2 stagione, rispettivamente con i Toronto Raptors e con i Los Angeles Lakers.

Nonostante un ruolo spesso circoscritto al tiro piazzato e alla fase difensiva, l’apporto di Green alla propria squadra è sempre stato chiave. Riuscirà a continuare ad esserlo anche nei nuovi Philadelphia 76ers guidati da Doc Rivers? Qualora ciò accadesse, il 33enne completerebbe uno storico 3-peat personale.

5. Kyle Lowry

NBA Draft 2006, scelta n. 24. Viene scelto dai Memphis Grizzlies, dove trascorre le prime stagioni della sua carriera NBA, per poi passare agli Houston Rockets e, nel 2012, ai Raptors, la squadra che lo consacrerà. Non è stato uno degli uomini-copertina del titolo 2019, ma è l’idolo incontrastato del Nord, un tifoso prima ancora che un giocatore, e che giocatore.

Ormai quasi 18 mesi fa la città di Toronto è rimasta orfana di Kawhi ma, come dimostrano i fantastici risultati dell’ultima stagione, da un certo punto di vista i Raptors potevano permettersi di perdere il loro MVP delle Finals. Chi non potrebbero mai permettersi di perdere è invece Lowry, cuore e anima non solo della squadra, ma dell’intera città, anzi, dell’intera nazione canadese. La nostra top 5 la apre lui.

4. Marc Gasol

NBA Draft 2007, scelta n. 48. Se vi sembra clamoroso che sia stato scelto soltanto al numero 48, vi stupirà ancora di più sapere che non giocò nemmeno un minuto nella sua stagione da rookie. A pochi mesi di distanza dal Draft, Gasol verrà scambiato dai Lakers (squadra che lo aveva draftato) per arrivare a suo fratello Pau, proveniente dai Memphis Grizzlies.

Nel Tennessee diventa protagonista, raggiungendo le finali di conference nel 2013 e segnando la storia della franchigia insieme a Mike Conley e Zach Randolph, con i quali dà vita all’era del Grit and Grind. Rimane a Memphis fino a febbraio di due anni fa, quando passa ai Toronto Raptors, apportando un grandissimo valore aggiunto senza il quale difficilmente il titolo sarebbe arrivato in Canada.

La stagione scorsa è stata probabilmente la peggiore della sua carriera, complici i guai fisici, ma non sono mancati degli highlights come la memorabile difesa contro i 76ers, in una gara in cui ha tenuto Joel Embiid a 0 punti. Il futuro è incerto, alcune voci lo darebbero addirittura in partenza verso l’Europa, destinazione Barcellona, la sua città natale. I suoi anni migliori sono alle spalle, e forse pensare che possa ancora dire la sua in NBA è un po’ troppo da romantici.

3. Gilbert Arenas

NBA Draft 2001, scelta n. 31. Viene scelto dai Golden State Warriors, dove fin dagli esordi dimostra tutto il suo valore, vincendo il premio di Most Improved Player alla seconda stagione. Nel 2003 diventa free agent e viene acquistato dai Washington Wizards, dove diventerà il franchise player indiscusso e uno dei migliori scorer della lega, capace di realizzare 60 punti a spese di Kobe e 45 a spese di LeBron.

Il peggior nemico di Agent 0 si trova però nello specchio, tanto che viene sospeso per aver portato un’arma da fuoco all’interno dello spogliatoio, violando non solo il regolamento NBA, ma anche la legge. Il reato viene punito, oltre che dalla prevedibile sospensione dalla lega, da 2 anni di libertà vigilata. Arenas tornerà sul parquet della NBA, ma non sarà mai più lo stesso e, soprattutto, non verrà mai più visto allo stesso modo, nonostante il talento ancora ben visibile.

Nel 2012 lascia gli USA per andare a giocare in Cina, dove disputerà una stagione con la maglia degli Shanghai Sharks. Nonostante un finale di carriera ingeneroso, abbiamo deciso di premiarlo con il terzo posto in questa classifica per il fatto di essere stato un uomo-squadra d’élite nei suoi anni migliori, più di quanto non lo siano stati gli altri giocatori selezionati.

2. Rajon Rondo

NBA Draft 2006, scelta n. 21. Al limite del criterio adottato per questa classifica, Rajon Rondo viene scelto appena sotto la numero 20 dai Phoenix Suns, i quali lo spediscono subito in direzione Boston. Nel Massachussets stupirà tutti, in particolare nella stagione da sophomore, quando dimostrerà che i Big Three dei Celtics sono in realtà dei Big Four, smazzando addirittura 16 assist in gara 2 delle Finals contro i Los Angeles Lakers.

Una volta arrivata la consacrazione, Rondo prende sempre più in mano le redini dei Celtics, complice anche l’età avanzata di Paul Pierce, Kevin Garnett e Ray Allen: il numero 9 diventa uno dei passatori più letali degli ultimi anni, vincendo la classifica degli assist per 2 anni consecutivi. Inizia poi un breve periodo da “vagabondo” nel quale cambia 4 squadre in 4 anni, regalando qualche prestazione di altissimo livello e portandosi anche a casa un altro titolo di miglior assistman in maglia Kings, ma senza mai lasciare veramente il segno.

Nel 2018 approda ai Lakers, dove si dimostra nuovamente decisivo. Dopo una regular season decisamente anonima, nella bolla entrano in scena Playoff Rondo e Finals Rondo, che riportano l’orologio indietro di una decina d’anni: a quel punto il titolo non poteva che finire nelle mani dei gialloviola.

Dopo essere diventato il primo giocatore a vincere con le maglie delle rivali Celtics e Lakers, il playmaker potrebbe approdare ai Clippers, anche se non ci sono ancora certezze in questo senso. In caso di vittoria del titolo con la seconda squadra di Los Angeles, potremmo certamente parlare di una carriera paradossale. Anzi, a dire il vero ne possiamo già parlare ora.

1. Tony Parker

NBA Draft 2001, scelta n. 28. Non poteva non essere in cima a questa lista. Inferiore ad Arenas se parliamo di go-to guys, ma la carriera parla da sola: 4 volte campione NBA, 1 premio di MVP delle Finals e 6 convocazioni all’All Star Game. Traguardi importantissimi che comunque non bastano a descrivere l’importanza di Parker per i San Antonio Spurs, per la NBA e per il basket europeo, del quale è indubbiamente uno dei maggiori esponenti di sempre.

Il punto più alto arriva nel 2007, anno in cui viene eletto miglior giocatore delle finali che vedono i suoi Spurs opposti ai Cleveland Cavaliers di LeBron: per il francese sono 24.5 punti di media, conditi da 5 rimbalzi e 3.3 assist, è la ciliegina sulla torta. Dopo una vita in maglia Spurs, Parker passa agli Charlotte Hornets, dove gioca la stagione 2018-2019, l’ultima di una lunga e leggendaria carriera.

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