I Timberwolves sono la kryptonite dei Denver Nuggets
Minnesota è stata costruita proprio per distruggere la macchina perfetta di Mike Malone
Ottanta. Sono i punti segnati dai Denver Nuggets in gara 2 contro Minnesota. Chris Flinch e il suo staff hanno tenuto i campioni in carica ad 80 punti segnati in 91 possessi giocati. Un quintetto che in regular season ne segnava in media 127.2 ogni 100, il migliore offensivamente in tutta la NBA (min. 500 possessi giocati).
Dopo le prime due partite della serie, la difesa dei T’Wolves sembra essere un rebus irrisolvibile per l’attacco di Denver e potrebbe esserlo anche per tutte le altre 6 squadre in corsa per il Titolo.
Creata per distruggere
Nessuna squadra finora era stata in grado di limitare un attacco inarrestabile come quello di Denver. E forse, il motivo è che i Timberwolves sono stati costruiti proprio per distruggere la macchina perfetta di Mike Malone.
Dal 2022, il General Manager di Minnesota è Tim Connelly, lo stesso che al Draft del 2014 scelse un certo Nikola Jokic con la 41esima chiamata e due anni dopo gli affiancò un playmaker di nome Jamal Murray. Connelly ha sempre cercato giocatori in grado di complementare il gioco del serbo – fu sempre lui a portare Aaron Gordon in Colorado – e per la prima volta, negli ultimi due anni, si è dedicato all’ideazione di un congegno in grado di annientare la sua stessa creazione.
Rudy Gobert, Karl-Anthony Towns e Naz Reid, tre corpi da poter mettere su Jokic, senza mai avere la necessità di dover giocare con un quintetto piccolo. Per non parlare poi di Jaden McDaniels e Nickeil Alexander-Walker, due delle migliori ali in NBA per quanto riguarda la difesa perimetrale e la screen navigation. I quintetti che può schierare Minnesota fanno davvero paura, soprattutto se uniti alla loro intesa e alla fame che mostrano in ogni singolo possesso.
Ingranaggi bloccati
Tre su 18 al tiro per Jamal Murray, cinque su 13 per Nikola Jokic, 34.9% al tiro complessivo per i Denver Nuggets in gara 2. Oltre a 11 palle rubate e 12 stoppate… Minnesota ha tenuto i ragazzi di Malone nella sala delle torture per 48 minuti.
Undici palle perse (5.5 a partita) nelle prime due gare per Nikola Jokic, che per la prima volta è sembrato in seria difficoltà nel leggere e sbrogliare la ragnatela difensiva dei T’Wolves. Per la prima volta il gioco sinfonico dei Nuggets – consolidato negli ultimi due anni – è sembrato davvero impotente di fronte alla miglior difesa della NBA.
In gara 1 – con Gobert in campo – Minnesota ha concesso solamente 3 rimbalzi offensivi a Denver nel corso di tutta la partita (subendo solamente 3 punti da secondo tentativo). Mentre in gara 2 ha subito solamente 2 punti da palle perse, ben 17 in meno rispetto a quelli segnati nella medesima situazione (conseguenza diretta delle 16 palle perse da Denver).
96 minuti giocati con un’attenzione e un’intensità difensiva che raramente si vede, anche a questi livelli. Cambi perfetti, pressione asfissiante a tutto campo, mani veloci e fisicità con pochi eguali: tutti ingredienti che hanno permesso ai Timberwolves di dominare i campioni in carica in casa loro.
Il pick-n-roll tra Jokic e Murray? Non più una sicurezza contro questi cambi e questi difensori sulla palla. Il backdoor di Gordon dopo l’handoff di Jokic? Una giocata praticamente indecifrabile, tranne che per Rudy Gobert. Che in gara 1 l’ha letto e fermato senza problemi, anche grazie alla marcatura su Gordon che gli permette di proteggere il ferro senza troppi pensieri.
Non sembrano esserci davvero armi in grado di battere la difesa di Minnesota.
Defense (still) wins Championships
Difendere non va più tanto di moda. Lo abbiamo capito negli ultimi anni guardando punteggi che superavano i 150 punti o partite che per intensità difensiva eguagliavano quelle del campetto sul lungomare (forse nemmeno quella). Eppure, basta scavare leggermente più a fondo per scoprire che la difesa vince (ancora) i campionati. Le migliori squadre di questi Playoff sono tutte accomunate dalla medesima caratteristica: una difesa insuperabile.
Di seguito i migliori quintetti per efficienza difensiva (punti subiti ogni 100 possessi) della post-season:
PG | SG | SF | PF | C | Defensive Rating | |
MIN | M.Conl | A.Edwa | J.McDa | K.Tow | R.Gobe | 91.3 |
OKC | S.Gilg | J.Will | L.Dort | J.Gidd | C.Holm | 91.9 |
DAL | L.Donc | K.Irvi | D.Jone | P.Was | D.Gaff | 103.0 |
BOS | J.Holi | D.Whit | J.Brow | J.Tatu | K.Porz | 103.5 |
CLE | D.Garl | D.Mitc | M.Stru | E.Mob | J.Alle | 109.2 |
Indovinate ora chi sono le squadre ancora imbattute in questi Playoff. Sì, proprio le prime due della classifica.
Ant Man
E poi… questo signore qui. Che ha aperto la serie segnando 43 punti (59% dal campo) e sta davvero trascinando i Timberwolves nella metà campo offensiva. Dopo aver sweepato il suo idolo al primo turno, è pronto per portare i suoi alla terra promessa: 32.3 punti, 6.8 rimbalzi, 5.8 assist tirando col 54.7% dal campo e il 41.9% da tre… follia.
Un bagaglio offensivo praticamente senza fondo, oltre ad un atletismo che anche in difesa gli permette di essere determinante. In un report tornato a galla negli ultimi giorni, pare che Golden State non lo volesse scegliere al Draft a causa di una ‘scarsa voglia di vincere‘. E dopo averlo visto sfidare (e battere) Kevin Durant in 1v1 ripetendogli “sei un vecchio, non puoi marcarmi” diciamo che ci sono andati vicini.
In gara 1 ha praticamente chiuso la partita con un canestro che ai tifosi di Denver ha ricordato sinistramente quello col numero 23 di Chicago. E mentre sui social si parla (fantasiosamente) di una sua parentela con Jordan, quel che è certo è che con questo Anthony Edwards i Timberwolves possono sognare davvero in grande.