I Thunder sono pronti per dominare la Western Conference
Un capolavoro dirigenziale firmato da Sam Presti: l’analisi degli innesti di Caruso e Hartenstein che trasformano i Thunder in una vera contendente al titolo NBA
Aggiungere 2 dei migliori 5 difensori della lega ad una squadra che lo scorso anno ha chiuso la stagione con la terza miglior difesa del campionato? Decisamente una mossa da Sam Presti.
E mentre nella NBA – così come nella vita – il tempo continua a scorrere in maniera inesorabile, con gli Splash Brothers che si dividono dopo 11 anni e LeBron James che si avvicina sempre più al suo ritiro, ad Oklahoma sembra che le lancette siano tornate indietro; precisamente al 2012. Una squadra che in un solo anno passa da metà classifica alla vetta della Western Conference, con un roster molto giovane guidato da due stelle luminosissime.
Dodici anni fa erano Russell Westbrook e Kevin Durant, oggi sono Shai Gilgeous-Alexander e Chet Holmgren. E anche se paragonare Holmgren a Durant potrebbe essere considerato un reato (Jalen Williams rappresenta molto probabilmente il vero secondo violino di questi Thunder), il concetto è che Sam Presti ha costruito – ancora una volta – una squadra dalle grandi prospettive nel giro di 3-4 anni dall’effettivo inizio del rebuild.
E ora, ha una quantità enorme di asset per sistemare le (poche) lacune di questo gruppo e assicurarsi che stavolta in Oklahoma la favola finisca diversamente.
L’ottima Free Agency 2024
Due innesti clamorosi (entrambi Top 5 per Defensive Estimated Plus/Minus). A maggior ragione pensando che per un giocatore da All-Defensive Team come Caruso hanno ceduto solamente Josh Giddey (il colpevole – se così si può dire – dell’eliminazione contro Dallas). Un giocatore che, dopo l’esplosione di Shai, ha mostrato a più riprese la sua netta incompatibilità col sistema di Daigneault.
Per Hartenstein, invece, è arrivato un contratto triennale da $87 milioni complessivi. Decisamente tanti soldi per un giocatore di rotazione, ma non troppi per una squadra come OKC che aveva disperatamente bisogno di un vero 5: l’ex Knicks è uno dei migliori in tutta la Lega nel “lavoro sporco” sotto canestro.
Quest’anno il percorso ai Playoff dei Thunder si è infranto sullo scoglio chiamato “Dallas” e i motivi sono stati principalmente due: un quintetto titolare non in grado di garantire costante pericolosità da fuori (fra tutti Giddey, che ha chiuso la serie col 18.8% da tre e -23 di plus/minus) e la poca fisicità sotto canestro. Oklahoma ha perso tutte e 4 le partite in cui è andata sotto a rimbalzo offensivo, terminando la serie con un pessimo -16 di differenziale in quella categoria.
Cosa cambia con Caruso e Hartenstein
Con i due giocatori aggiunti in questa offseason, i Thunder sperano di sistemare una volta per tutte i problemi che li hanno costretti ad uscire prima delle NBA Finals.
Per la seconda azione consecutiva – nella partita che di fatto chiude la serie – Oklahoma subisce 2 punti facili al ferro da Dereck Lively dopo un solo passaggio.
Ecco, ora immaginate se nelle stesse azioni ci fosse stato Caruso in marcatura su Jaden Hardy e Hartenstein in rotazione su Lively. Oklahoma avrebbe 4 punti in più.
Non male considerando che hanno perso Gara 6 di un punto.
Come giocheranno i Thunder in attacco?
Domanda a cui ora, probabilmente, non saprebbe rispondere nemmeno Mike Daigneault.
Mentre l’arrivo di Caruso migliora sensibilmente i Thunder in un aspetto in cui erano già eccellenti, quello di Hartenstein, in realtà, porta con sé diversi interrogativi soprattutto a livello offensivo.
La filosofia Daigneaultiana è sempre sembrata in linea con quella corrente, ovvero un attacco che – di solito – ruota attorno ad una stella e cerca sempre di prendere i tiri aritmeticamente più convenienti (conclusioni al ferro o tiri da tre). E se Holmgren si inserisce alla perfezione in questo sistema di gioco, non si può dire lo stesso di Hartenstein: lo scorso anno a New York ha tentato solamente 3 triple (segnandone 1). Non esattamente il centro che vorresti sotto l’albero di Natale se vuoi giocare con un 5-out.
Un attacco basato solamente sul drive-n-kick (penetrazione e scarico sul perimetro) o sugli isolamenti di Shai, ai Playoff, può essere compreso e contrastato con più facilità rispetto ad altri.
Certo, sarà sempre Shai (o J-Dub) a cominciare le azioni col pallone in mano, ma – se usato a dovere – Isiah Hartenstein può rappresentare un polo importante attorno al quale far girare gli schemi offensivi in determinati momenti per mantenere alta l’imprevedibilità dei Thunder.
Il tassello mancante
L’ex Knicks è stato molto probabilmente il miglior rimbalzista offensivo degli scorsi Playoff ed è proprio ciò di cui Oklahoma aveva bisogno: nella post-season in attacco la squadra di Daigneault è stata incredibile – soprattutto con Isiah Joe al posto di Josh Giddey (per percentuali dal campo e punti segnati, 128.8 vs 107.7 ogni 100 possessi) – e l’unico punto debole ricorrente (segnato col colore blu nel grafico qui sopra) è stata proprio la capacità di lottare a rimbalzo offensivo (ORB%).
L’arrivo di Hartenstein darà una mano ad OKC anche in questo fondamentale: ha chiuso gli scorsi Playoff col maggior numero di rimbalzi offensivi catturati (tra i giocatori con almeno 5 gare giocate) con 3.8 a partita, portando i Knicks ad essere la squadra con più punti da seconda chance (17.8 a partita).
Miglior difesa del 2024-25?
Sì, non ci sono in realtà molti dubbi. Forse se la giocheranno nuovamente con Boston e Minnesota come lo scorso anno, ma questi Thunder saranno davvero un incubo per qualsiasi squadra.
Con Caruso, Jalen Williams e SGA che sono stati 3 dei migliori nella Lega per palle rubate (Caruso primo con distacco se si considerano i pochi minuti giocati) e deflections (rispettivamente 4.7, 3.2 e 3.7 ogni 36 minuti). Lu Dort – uno dei migliori difensori Point-of-Attack del mondo – che ha fatto un lavoro sontuoso nelle 6 partite contro Dallas, tenendo Luka Doncic sotto i 25 punti di media (e costringendolo a tirare con meno del 45% dal campo).
Holmgren e Hartenstein, due dei migliori rim protector della NBA, che lo scorso anno hanno fatto meglio di Wembanyama per quanto riguarda la percentuale concessa agli avversari al ferro. Gli attaccanti, nei pressi del canestro, hanno tirato con l’11.4% in meno rispetto al solito contro Chet (-14.9 ai Playoff!!) e con l’11.2% contro Hartenstein (-10.2 ai Playoff).
“Stasera vado a dormire alle 20, mamma non mi chiamare al telefono” parafrasando le celebri parole di Pat Beverley, questo è più o meno ciò che diranno gli avversari che dovranno affrontare OKC il giorno prima della partita.
Obiettivo: Titolo NBA
La regular season sarà verosimilmente utilizzata come tavolozza dal coaching staff di Oklahoma. Ottantadue partite per sperimentare, cambiare e comprendere quale sarà il quintetto titolare ideale da schierare quando si giocherà per il Larry O’Brien Trophy – non perdendo di vista, ovviamente, il primo posto, dato che il fattore campo è sempre molto importante ai Playoff (a maggior ragione con un gruppo così giovane).
Si sente dire in giro che questi Thunder sono ancora troppo giovani per arrivare fino in fondo, ma non è così. Certo, nel basket e nello sport in generale non contano solo i numeri o la tattica, c’è sempre qualcosa di intangibile, che esula dal controllo degli allenatori. Ma questo gruppo è stato costruito con una cura maniacale ed è davvero pronto per giocare alla pari con tutti.
A partire da Caruso, preso esattamente per sopperire alle mancanze di Josh Giddey che sono state esiziali nelle serie contro i Dallas Mavericks. O anche Hartenstein – perfetto per mettere a posto i problemi di centimetri e muscoli sotto canestro – firmato dal front office proprio per poter giocare contro il duo Towns-Gobert (ma non solo) senza soffrire la loro fisicità.
Un capolavoro dirigenziale a firma Sam Presti, che ora lascia nelle mani di Daignault e del suo staff un roster che ha già tutti gli elementi per essere la miglior squadra della Western Conference.