Ancora decisivo LeBron James: “Ognuno di noi avrà il suo momento”
Uno straordinario LeBron James ha trascinato il Team USA alla vittoria nell’ultima amichevole prima delle Olimpiadi di Parigi 2024
In giorni da ‘quiete prima della tempesta’, in questo caso le spettacolari Olimpiadi di Parigi, l’ultima amichevole di preparazione tra Team USA e Germania è stata una gioia per gli occhi, che ha regalato diversi spunti di riflessione.
Prima di tutto partiamo dagli sconfitti, i solidi tedeschi, che, sulla scia di un Mondiale dominato meno di un anno fa, si confermano una squadra da podio, completissimi in tutti i reparti e con un’idea di gioco e una durezza mentale che faranno far loro molta strada.
Gli spunti maggiori derivano però dalle ormai solite luci ed ombre di Team USA, che è sembrato più indietro rispetto agli avversari in termini di preparazione ai Giochi, complice anche l’assenza prolungata di nientemeno che Kevin Durant.
C’è un grande gruppo di ragazzi e non importa se sono io, Joel [Embiid], Steph [Curry] o quando KD tornerà… ognuno avrà il suo momento e questo è ciò che conta per la squadra. Facciamo tutti il tifo l’uno per l’altro, indipendentemente da come va la partita
LeBron James
Nell’aria continuano ad aleggiare i dubbi di Steve Kerr, che ha proposto in quintetto, accanto agli inamovibili LeBron James e Steph Curry, Jrue Holiday, Devin Booker e Joel Embiid.
Partiamo dagli aggiustamenti più facili: appena tornerà KD, Booker vedrà il suo ruolo fortemente (e meritatamente) ridimensionato, considerando un contributo scadente in tutte le amichevoli giocate; Jrue Holiday, confermando il suo status di genio non pienamente compreso della pallacanestro, sta prendendo sempre più piede come un giocatore imprescindibile, a scapito di un solista meraviglioso come Anthony Edwards, che riesce comunque ad incidere a prescindere da minutaggio e numero di possessi e che quindi sarà un’importante risorsa del secondo quintetto.
Ha solo preso la squadra sulle sue spalle… è semplicemente LeBron James
Jrue Holiday
La criticità principale dello schieramento di ieri è rappresentata dal reparto lunghi, da cui è stato tolto uno spaesato Tatum, ma che continua a vedere protagonista un Joel Embiid arrivato in condizioni quasi improponibili alla kermesse parigina: il gigante camerunese è stato menzionato più per le solite polemiche extracampo per la questione del triplo passaporto che per le gesta sul parquet, in cui ha manifestato sin da subito qualche mal di pancia per le differenze di metro arbitrale e soprattutto del protagonismo che Kerr non è disposto a concedergli, a causa di alternative oggettivamente migliori.
La soluzione ai problemi c’è e si chiama Anthony Davis: il numero 3 dei Lakers, tra pretese minori in attacco e una predisposizione enormemente maggiore alla fase difensiva (a maggior ragione per il regolamento europeo, che lo rende ancor più devastante del solito…) sta dimostrando per applicazione e costanza di rendimento di meritare la titolarità come centro del quintetto.
Tutti questi dubbi e problemi però, non devono impensierire nessuno: Team USA vincerà ugualmente l’Oro Olimpico, con buona pace delle impotenti avversarie, perché da queste “deludenti” amichevoli sono emersi due punti di forza tipici dei campioni: la forza di ridare gas a piacimento, per alzare le marce nei momenti chiave delle partite e soprattutto il poter schierare un gigante della storia dello Sport come LeBron James.
Se c’è una competizione che, più di tutte le altre, è in grado di consacrare alla storia figure leggendarie è proprio l’Olimpiade e il Re lo sa bene: il modo in cui il gialloviola è diventato trascinatore del gruppo nel clutch delle ultime due partite non lascia spazio ai dubbi: LeBron vuole vincere l’ultimo grande riconoscimento della sua carriera, magari con una ‘last dance’ jordaniana, ed è pronto a dimostrarlo al mondo intero.