Nurse commenta il “caso” Paul George: Cosa significa giocare bene?
Giocare bene significa essere efficienti al tiro? Nick Nurse commenta le recenti critiche fatte a Paul George
Cosa significa davvero disputare una buona partita? Realizzare tanti punti, riempire il tabellino o essere efficienti al tiro? Non è facile rispondere a questa domanda. Certo, essere rilevanti a livello statistico è importante, ma non basta. Lo dimostra Paul George nella sua prestazione contro Detroit.
Dando un’occhiata al tabellino dell’ex Clippers, potrebbe sembrare che PG abbia disputato una partita mediocre, senza picchi particolarmente positivi: 11 punti, 4/12 al tiro in 26 minuti. Numeri che non rispecchiano le aspettative per un giocatore del suo calibro.
Eppure, coach Nurse ha colto l’occasione in una recente intervista per approfondire il discorso.
È una delle cose che mi piacciono di più: quando un giocatore segna 4 canestri su 12 tentativi, ma riesce comunque a fare una grande partita. La qualità di una prestazione non si misura solo dalle percentuali al tiro. Paul George è stato estremamente versatile in attacco, ha saputo leggere alla perfezione tante situazioni e, da vero veterano, ha influito positivamente su ogni aspetto del ritmo offensivo della squadra
Nick Nurse
In un periodo così difficile per la squadra dell’amore fraterno, potrebbe sembrare che le parole di Nurse siano pensate per dare fiducia e sicurezza a un ambiente che sembra perdere coesione. Le dichiarazioni del coach, però, non sono affatto fuori luogo: le statistiche non riescono a cogliere tanti aspetti e momenti che caratterizzano una partita di basket, soprattutto quando si parla di ritmo e dell’aspetto emotivo del gioco.
L’inizio di stagione di Philadelphia è stato disastroso: il peggior avvio che si potesse immaginare per una squadra con un roster, sulla carta, così valido. Si potrebbe cercare di giustificare questa partenza con gli infortuni, ma sarebbe troppo riduttivo. È vero che le stelle dei 76ers hanno giocato pochissimo fino ad ora, ma la situazione è decisamente più complessa.
Dopo le dichiarazioni controverse di Joel Embiid, in cui ha criticato senza mezzi termini i tifosi dei 76ers, è inevitabile che la chimica di squadra ne abbia risentito. Ciò che rende la situazione ancora più delicata è che queste parole provengano dalla stella della squadra, quel giocatore che per anni è stato coccolato, atteso (a causa degli infortuni iniziali) e su cui si è costruito l’intero progetto di Philadelphia. In questo contesto, per il resto del gruppo, e soprattutto per i giovani, diventa difficile vedere in lui un leader di riferimento.
La decisione su quale strada prendere si fa sempre più complicata. Anche i Milwaukee Bucks hanno avuto un avvio di stagione difficile, ma sono riusciti a rialzarsi alla grande nelle ultime 10 partite. Per Philadelphia, la domanda è se sia il caso di “tankare” e lasciar andare questa stagione, oppure continuare su questa strada incerta, finendo nella zona grigia della classifica, dove si rischia di mancare i playoff NBA e aggiungere un altro fallimento alla storia recente della franchigia.