Estendere le licenze non salverà Eurolega dall’arrivo della NBA

Eurolega estende la permanenza delle squadre con licenza A fino al 2036, ma nell’accordo c’è una clausola di uscita per le società che vorranno partecipare a un altro torneo: sarà quello NBA?

IMAGO - Kendrick Nunn con la maglia del Panathinaikos durante una gara di Eurolega

L’ipotetica espansione della NBA in Europa trova un primo ostacolo sul suo percorso: il nuovo accordo tra Eurolega e IMG, sport e media company della lega europea dal 2016.

Estendere la permanenza delle 13 squadre con licenza A rafforza lo status di Eurolega, ma non rappresenta in termini assoluti un patto di fedeltà al maggiore campionato europeo.

Le società hanno il diritto di uscire – irreversibilmente – dal contratto. I dettagli non sono noti, ma pare che la clausola riguardi la facoltà delle squadre di valutare la partecipazione a un altro torne.

Nessuna delle squadre con licenza permanente vuole precludersi la possibilità di trattare con la NBA. È questo lo scenario che si definirà, se la lega si arriverà in Europa con una proposta concreta (sapremo di più dopo gli NBA Paris Game, come affermato dai vertici FIBA). Le sue prospettive affascinano, in ottica mercato e soprattutto in termini di stabilità economica.

Il punto critico di Eurolega è proprio questo, l’equilibrio finanziario: le società di vertice, spesso in perdita, sanno che entrare nelle dinamiche NBA potrebbe offrire un vantaggio economico decisivo.

L’NBA punta a proporre alle squadre europee un prodotto ancora più appetibile per sponsor e partner televisivi. Un’occasione invitante per le società con la prospettiva di accedere a un modello più remunerativo, con il rischio però di compromettere la tradizione del basket europeo.

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