DeMarcus Cousins attacca la NBA: “Voglio la mia rivincita”
L’ex stella NBA interviene con decisione nella polemica tra LeBron e Stephen A. Smith, criticando il trattamento ricevuto in situazioni simili

L’ultima polemica che ha visto protagonista LeBron James contro il giornalista e opinionista Stephen A. Smith continua a far discutere. Il battibecco, avvenuto durante l’intervallo della sfida tra Lakers e Knicks, non è passato inosservato, soprattutto per la presenza di una figura di spicco come LBJ.
Anche tra gli addetti ai lavori il dibattito è acceso, con pareri molto diversi sull’accaduto. Alcuni difendono LeBron, sostenendo che abbia fatto bene a rispondere, mentre altri ritengono che avrebbe potuto gestire la situazione in modo diverso. Quel che è certo è che l’episodio ha aggiunto un nuovo capitolo alle discussioni che da sempre accompagnano la carriera del numero 23.
Tra le reazioni più forti spicca quella di DeMarcus Cousins, che non ha esitato a dire la sua con il suo solito stile diretto. L’ex centro dei Sacramento Kings, attraverso un post su X, ha denunciato quello che considera un evidente doppio standard, sottolineando la disparità di trattamento subita in passato in circostanze simili.
Va bene quando lo fanno loro, ma diventa un problema quando lo faccio io… mi hanno chiamato villain, bullo, teppista quando ho affrontato un giornalista per aver parlato della mia famiglia. Sono stato sospeso, multato e alla fine scambiato. Non vedo l’ora di riprendermi la mia rivincita
Demarcus Cousins
Il carattere fumantino di “Boogie” è ben noto a tutti gli appassionati di NBA e, secondo diversi insider e analisti, è stato proprio questo suo difetto a portarlo, a 32 anni, fuori dalla lega, costringendolo a intraprendere una carriera da giramondo tra Porto Rico, Taiwan e, ora, la Mongolia. Eppure, nonostante oltre un decennio di esperienza e diverse stagioni in cui ha superato i 25 punti e 10 rimbalzi di media a partita, si ritrova lontano dal grande palcoscenico.
Il tema sollevato dal prodotto di Kentucky è sicuramente rilevante, soprattutto per il diverso metro di giudizio applicato nelle sanzioni della NBA. Spesso, infatti, alcuni giocatori, etichettati dai media come “cattivi ragazzi”, ricevono punizioni più severe rispetto ad altri che, invece, godono di una maggiore simpatia da parte del pubblico e, di conseguenza, contribuiscono a incrementare i guadagni della lega.