Jamal Murray sotto accusa, ma i numeri raccontano un’altra storia
Le performance di Jamal Murray non sembrano brillare, ma le statistiche raccontano una verità diversa. Il prodotto di Kentucky continua a essere fondamentale per i Nuggets

I riflettori sui Denver Nuggets sono, come sempre, puntati su Nikola Jokic (qui la breve storia della sua vita), e non potrebbe essere altrimenti. Il suo straordinario talento e la sua visione di gioco continuano a dominare la scena, ma da anni il suo fidato Robin, Jamal Murray, si prende ogni tanto la scena, ricordando a tutti di che pasta sia fatto.
Il prodotto di Kentucky, soprannominato “The Laker Killer” per le sue incredibili performance nei playoff NBA contro i Los Angeles Lakers (26.6 punti, 6.7 assist e 5 rimbalzi di media, con il 47.3% dal campo e il 34% da tre), si è dimostrato il compagno ideale per Nikola Jokic.
Con il suo stile di gioco, Murray è riuscito a diventare l’ideale spalla per il serbo, mettendo in risalto il suo talento e aggiungendo un tocco offensivo che rende i Nuggets una delle squadre offensivamente più complete della lega.
Quest’anno il canadese sta registrando la sua miglior media punti in NBA (21.5), pur con percentuali leggermente in calo rispetto alla scorsa stagione: 47.4% dal campo (contro il 48.1% del 2022-23) e 39.7% da tre (rispetto al precedente 42.5%). Anche rimbalzi (3.8) e assist (6.1) sono diminuiti, mentre è in crescita il numero di palle rubate (1.4).
Nonostante le critiche, Murray è diventato ancora più indispensabile per coach Mike Malone, come dimostra il suo minutaggio da record (36.4 minuti di media, mai così alto in carriera), segno di una miglior tenuta fisica. Ha già giocato 61 partite in stagione, più di quanto fatto in tre delle ultime quattro annate, ed è a sole quattro gare dal suo massimo degli ultimi cinque anni.
La nuova fase offensiva di Murray
Il prodotto dei Kentucky Wildcats ha modificato il proprio approccio al gioco, diventando più funzionale per i compagni e meno accentratore. Il suo Usage Rate (23.2%) non era così basso dalla sua seconda stagione in NBA, con un calo di ben quattro punti percentuali rispetto allo scorso anno.
Inoltre, sta facendo segnare il PACE più alto della sua carriera (100.94) e si classifica come la sedicesima Point Guard per Player Efficiency Rating (PER). Con l’aumento del ritmo, Murray ha anche migliorato la qualità dei suoi tiri, raggiungendo un 0.51%, il dato più alto della sua carriera insieme a quello della stagione da rookie.
Usage rate: è una statistica che misura la percentuale di azioni offensive di una squadra in cui un determinato giocatore è coinvolto, durante il suo tempo in campo. In altre parole, indica quanto un giocatore “gestisce” il gioco, prendendo tiri, facendo assist, o cercando di segnare in altre maniere (come i liberi). Un usage rate più alto significa che il giocatore è più coinvolto nel gioco offensivo della sua squadra.
Pace: quando si parla di pace di un giocatore, si fa riferimento al numero di possessi che il giocatore genera per 48 minuti di gioco. In pratica, misura quanto il giocatore accelera o rallenta il ritmo di gioco quando è in campo, tenendo conto delle sue azioni come tiri, passaggi, rimbalzi e transizioni veloci.
Player Efficiency Rating: formula inventata da John Hollinger, che combina statistiche positive (come tiri realizzati, assist, rimbalzi) a statistiche negative (tiri sbagliati, palle perse, falli) per valutare l’efficenza di un giocatore. Il PER tiene conto delle prestazioni di un giocatore per-minuto e si misura a stretto contatto con il Pace, per calcolare l’efficenza del giocatore con il ritmo di squadra.
Con Denver quarta in classifica (44-26) e pronta ad accelerare nella fase finale della stagione, Jokic e compagni puntano a riprendersi il titolo NBA. Molte delle loro chance passeranno inevitabilmente per le mani fatate di Jokic, ma come accade ormai da anni, il ruolo di Murray sarà fondamentale. Soprattutto se i Nuggets dovessero incrociare i Lakers. LeBron James e Luak Doncic sono avvisati.