Shai Gilgeous-Alexander Vs Nikola Jokic: chi merita davvero l’MVP?

Entrambi stanno vivendo una stagione storica, ma solo uno conquisterà il premio. Chi, tra Shai Gilgeous-Alexander e Nikola Jokic, vincerà l’MVP?

Shai Gilgeous-Alexander e Nikola Jokic

Shai Gilgeous-Alexander e Nikola Jokic. Lo ying e lo yang. Apollineo e dionisiaco. Una guardia canadese, incantevole con la palla in mano e di scuola Kobe Bryant, contro un centro serbo dall’aspetto rustico con delle mani e un’intelligenza cestistica con pochissimi eguali.

La corsa all’MVP (il premio di miglior giocatore della NBA) di quest’anno è una delle più interessanti di sempre e negli ultimi giorni non si parla d’altro, ma chi vi dice che “solo Jokic merita l’MVP” sta raccontando solo metà della storia.

Soltanto alcune pagine di una corsa, oramai un duello, per il premio più ambito della NBA che Shai Gilgeous-Alexander porterà molto probabilmente in Oklahoma… e non per caso.

Due fenomeni in attacco

Sì, Nikola Jokic sta giocando una stagione fuori da ogni logica, ed è in ritmo per diventare il terzo giocatore di sempre a chiudere la regular season con una tripla doppia di media (almeno 10 punti, 10 assist e 10 rimbalzi). Il tutto con un’efficienza al tiro praticamente mai vista, anche in una lega di fenomeni: 57.5% dal campo e 41.4% da tre (contro il 52.5% dal campo e 37.1% da tre di Shai).

Un divario importante, seppur non enorme. Ma ciò che differenzia maggiormente i due sono le zone del campo da cui tirano più spesso e le percentuali con cui lo fanno.

Shai Gilgeous-Alexander

La mappa del tiro di Shai è completamente anomala rispetto alla NBA del 2025. Più del 20% delle conclusioni che ha tentato in stagione sono arrivate dal mid-range e la cosa incredibile è che da quella zona sta tirando con il 52%.

Nelle ultime 3 stagioni, oltre a Shai, in tutta la lega solamente Kevin Durant ha tirato con almeno il 50% dalla media con quel volume (4+ tentativi a partita).

Inoltre, considerando che la percentuale media da tre in NBA è vicina al 36%, vuol dire che solamente SGA e KD sono (aritmeticamente) efficienti dal mid-range come un giocatore normale lo è da tre punti – (1.04 vs 1.08 punti per tiro, la media è 0.85).

Un maestro dell’isolamento, uno capace di segnare in qualunque modo e contro qualsiasi difensore. A soli 26 anni, è l’unica guardia nella storia della NBA con una stagione da 32/5/5 con il 50% dal campo oltre a Michael Jordan (1988-89-90).

Osservando la mappa di Jokic, la differenza con SGA è sostanziale: soltanto l’8% dei suoi tiri arriva dal cosiddetto mid-range e la stragrande maggioranza (il 68%) dall’area. Mentre da tre sta tirando con la percentuale più alta della sua carriera, molto meglio della media NBA da qualsiasi zona (soprattutto da quella centrale, dove arriva al 47.3%!).

A differenza di Shai, molte delle sue conclusioni provengono da assist dei compagni (il 70% vs il 24% del totale). Come spesso si sente dire: Jokic è l’attacco dei Denver Nuggets. Certo, ma il serbo è al centro dei meccanismi offensivi di coach Malone e anche lui spesso beneficia dei passaggi degli altri.

Il paragone diventa ancora più interessante analizzando il divario tra tiri presi dalla ricezione (senza mettere palla a terra) e dal palleggio – e le rispettive percentuali.

Dalla ricezione (0 palleggi)Dal palleggio (dopo 1 o più palleggi)
Jokic10.9 tiri a partita (62.1%)8.4 tiri a partita (51.5%)
Shai1.9 tiri a partita (60.2%)19.6 tiri a partita (51.9%)

Più della metà (56%) delle conclusioni di Jokic avvengono direttamente dopo il passaggio di un compagno, mentre quelle di Shai ammontano solo al 9% del totale (!!).

Il loro impatto sulla squadra

Uno dei criteri più importanti per l’assegnazione del premio riguarda l’impatto che un giocatore ha sulla sua squadra, proprio perché la seconda parola del trofeo (“valuable” = “prezioso”) si riferisce a questo e non è concepito per essere vinto dal miglior giocatore in termini assoluti (anche se spesso le due cose coincidono).

Quindi, andiamo a vedere il distacco tra i due per quanto riguarda l’On/Off Differential (differenza media, ogni 100 possessi, tra punti segnati e subiti dalla squadra con il giocatore in campo o fuori):

On/Off in AttaccoOn/Off in DifesaOn/Off Totale
Jokic+20.4+3.0+17.4
Shai+11.4-0.3+11.7

I Denver Nuggets sono completamente un’altra squadra quando Jokic è in campo (e non servivano i numeri per capirlo…), mentre Oklahoma City da buona squadra senza Shai (+4.4 Net Rating) diventa – con ampio margine – la migliore in NBA con lui in campo (+16.1 Net Rating).

Il serbo ha sicuramente un impatto maggiore rispetto a SGA (+5.7) – soprattutto in attacco – mentre in difesa è statisticamente un fattore negativo: i Nuggets sono una difesa peggiore con lui sul parquet (+3.0 punti subiti in media). E il fatto che la presenza di Shai non peggiori (anzi) la miglior difesa NBA degli ultimi 3 anni è qualcosa di cui va sicuramente tenuto conto.

Mentre altre statistiche avanzate che misurano l’incidenza dei giocatori, come l’Estimated Plus/Minus (+8.6 vs +8.1) e le Estimated Wins (18.4 vs 17.2), pendono leggermente a favore di SGA.

Sì, l’impatto di Jokic è maggiore, ma quello di Shai non va sottovalutato, come se non contasse nulla: senza di lui i Thunder hanno il 21esimo attacco della lega e sicuramente non sarebbero in corsa per chiudere la stagione con 70 vittorie.

Cos’è veramente ‘Valuable’?

È più “valuable” un giocatore che trascina una squadra mediocre ai Playoff o uno che ne trasforma un’altra da buona a migliore per distacco?

Per l’MVP ha sempre contato moltissimo la posizione della propria squadra nella Conference. Purtroppo, spesso a vincere il premio non è la migliore stagione, ma piuttosto il miglior giocatore della migliore squadra. La tendenza sta cambiando negli ultimi anni (mentre dal 1989 al 2016 nessuno ha vinto un MVP sotto al secondo seed!), ma il successo della squadra rimane una discriminante chiave soprattutto quando il distacco sulle altre è notevole – come quest’anno.

MVP NBA e Seed Conference
MVP NBA e Seed Conference

Giusto o ingiusto? Non sta a noi dirlo (o forse sì). Ma il motivo è lo stesso per il quale lo scorso anno la stagione storica di Luka Doncic – da 33.9 punti, 9.2 rimbalzi e 9.8 assist – non gli è valsa il premio.

I Nuggets chiusero la regular season al secondo posto (con lo stesso record dei Thunder primi) e Jokic portò a casa l’MVP. Mentre i Mavericks chiusero al quinto posto e una stagione molto vicina alla tripla doppia da 34 punti (!!) arrivò addirittura terza nelle votazioni.

Anche per questo, nonostante i numeri da videogioco di Jokic, il trionfo di Shai Gilgeous-Alexander non dovrebbe essere una sorpresa.

E nei prossimi mesi, come tutti i grandi prima di lui, dovrà dimostrare di essere l’MVP anche quando ci sarà da giocare per il Larry O’Brien Trophy, guidando gli Oklahoma City Thunder al primo Titolo NBA della loro storia.

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