Shai Gilgeous-Alexander e il falso mito dei tiri liberi facili
Shai Gilgeous-Alexander ottiene davvero troppi liberi? I dati smentiscono le critiche e raccontano una realtà diversa

Shai Gilgeous-Alexander sta vivendo una stagione straordinaria, ponendosi come il principale candidato alla conquista del titolo di MVP. Il suo impatto si riflette sia nelle prestazioni individuali che nei successi di squadra, ma intorno a lui persiste una narrazione spesso ripetuta: quella di un “free throw merchant”, un giocatore che basa gran parte del suo rendimento sulla capacità di ottenere tiri liberi, spesso grazie a fischi generosi.
È frustrante giocare contro i Thunder. Shai è intoccabile
Chris Finch
Un’analisi più attenta dei dati, però, smonta rapidamente questa accusa. Anche escludendo i punti realizzati dalla lunetta, SGA resterebbe comunque il miglior realizzatore dell’NBA, dimostrando che il suo talento offensivo va ben oltre i tiri liberi. Inoltre, se confrontato con gli ultimi sei MVP della lega, è il secondo che ne tenta meno, superato solo da Nikola Jokic nella scorsa stagione.
Va poi considerato il contesto del suo gioco: Shai attacca il ferro con una frequenza impressionante, mettendo costantemente sotto pressione le difese avversarie. I suoi 9 liberi tentati a partita sono perfettamente in linea con questa tipologia di gioco e non il frutto di un trattamento arbitrale di favore.
Alla luce di questi numeri, è evidente che l’eventuale titolo di MVP per Gilgeous-Alexander sarebbe tutto fuorché immeritato. Il suo dominio offensivo, la leadership nei momenti decisivi e la capacità di trascinare i Thunder ai vertici della Western Conference parlano chiaro: Shai non è un prodotto dei fischi, ma un giocatore d’élite che sta legittimamente scrivendo la sua storia nella NBA.