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NBA: protestano i giocatori per l’attacco al Campidoglio

Ciò che è successo ieri a Washington ha colpito anche il mondo NBA, che si è fermato in segno di protesta.

Il 6 gennaio 2020 entrerà sicuramente nella storia degli Stati Uniti d’America come uno dei giorni più bui della democrazia. Nel pomeriggio, infatti, i numerosi manifestanti pro Trump sono riusciti a entrare nel Campidoglio, interrompendo la certificazione ufficiale di Joe Biden come prossimo presidente USA.

Il bilancio è tragico, almeno quattro morti e una dozzina di feriti. La lega NBA ha preso in considerazione di rinviare le partite in programma nella sera, proprio come successe durante i playoff con gli scontri del movimento Black Lives Matter. I giocatori sono comunque scesi in campo. Ma le proteste, seppur silenziose, non sono mancate.

Primi tra tutti i Milwaukee Bucks che, con i Detroit Pistons, si sono inginocchiati subito dopo la palla a due. Mentre Clippers, Warriors, Suns e Raptors hanno sfruttato l’inno nazionale per inginocchiarsi e raccogliersi insieme a ribadire quanto fossero contrari a ciò che stava succedendo a Washington.

Addirittura Celtics e Heat erano usciti dal campo con l’intenzione di non giocare. Come anticipato prima, anche loro sono poi tornati in per disputare la partita punto a punto che si è poi rivelata molto emozionante. Nel post partita però Tatum e Brown hanno sfruttato la stampa per condividere la loro opinione riguardo la situazione.

C’è una frase di Martin Luther King che dice: ci sono due Americhe differenti. In una vieni ucciso se dormi nella tua macchina o vendi sigarette. Nell’altra puoi entrare liberamente nel Congresso e non venire fermato, senza gas o arresti. Nel 2021 non è ancora cambiato nulla, spingeremo per un cambiamento.

Jaylen Brown

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