Kobe Bryant, gli 8 momenti migliori della carriera
In questo triste 26 Gennaio ripercorriamo gli otto momenti migliori della carriera di Kobe
Qual è il momento migliore di Kobe Bryant? Ognuno di noi avrà sicuramente un ricordo legato a lui attraverso il quale ne identifica la grandezza o il significato che ha avuto per la storia del basket.
Racchiudere una carriera straordinaria in pochi istanti precisi non è facile né rende giustizia a quanto non viene menzionato (il Black Mamba ha regalato ben più delle perle elencate qui sotto) ma questi otto momenti sono probabilmente quelli che hanno consegnato Kobe al Pantheon della pallacanestro.
Buon viaggio nella memoria.
1. I record alla Lower Merion
Che Kobe fosse un fenomeno assoluto si era capito già fin dagli esordi in High School. Con la Lower Merion HS di Philadelphia ha vinto il titolo statale nel 1996 ed è stato nominato per due volte All-American. Oltretutto grazie alle sue prodezze offensive ha superato il record di punti liceali di Wilt Chamberlain, con 2883 punti in quattro anni.
2. Il Three-peat
Approdato nella NBA nel 1996 come tredicesima scelta, Bryant ha impiegato solo tre anni a vincere il primo titolo come secondo violino dei Lakers.
Dopo il primo triennio di cocenti delusioni in post-season sotto la guida di Del Harris e Kurt Rambis arriva Phil Jackson per risollevare le sorti della franchigia. La sua personalità è la chiave che mette Shaquille O’Neal e Kobe nella stessa direzione: con loro finalmente sullo stesso piano i gialloviola vincono l’anello nel 1999-2000.
Questo è solo l’inizio di una marcia trionfale che vedrà i Lakers portarsi a casa i due campionati successivi arrivando a completare il Three-peat. I Playoff del 2001 sono stati praticamente perfetti, eccezion fatta per lo storico sfregio in Gara 1 delle Finals ad opera di un grandissimo Allen Iverson.
Le Finals del 2002 sono state uno sweep rifilato agli allora New Jersey Nets: in quella edizione Kobe ha tenuto una media di 26.8 punti, 5.8 rimbalzi e 5.3 assist, secondo al solo Shaq con l’impressionante media di 36.3 punti e 12.8 rimbalzi.
3. Gli 81 punti
Il 22 gennaio 2006 allo Staples Center va in scena una delle prestazioni offensive migliori di tutti i tempi, seconda soltanto ai 100 punti di Wilt Chamberlain.
Kobe mette a referto 81 punti contro i malcapitati Toronto Raptors, annichiliti dallo strapotere del Black Mamba. I suoi compagni si iscriveranno complessivamente al tabellino con 41 punti, appena sopra la metà di quelli di Bryant.
(Trovate la storia integrale QUI)
4. L’MVP
Primo posto nella Western Conference, 28 punti di media e un approdo sicuro alle Finals: la stagione 2008 consacra ulteriormente Kobe tra i migliori giocatori della NBA e a coronamento di ciò arriva il meritato premio di MVP, il primo e unico nella carriera di Bryant.
5. Il Repeat
L’anno da MVP non coincide però con la vittoria del titolo, sfumato alle Finals contro i Boston Celtics. Bryant non dovrà attendere molto però per rifarsi: il 2009 vede i Lakers carichi come non mai tornare sulla vetta della Western Conference e prepararsi ad una cavalcata verso il Larry O’Brien.
Spazzati via i Jazz, LA trova sulla sua strada degli ostici Houston Rockets che portano la serie fino a Gara 7. Vinta anche quella si passa ai Nuggets, eliminati con un 4-2, e infine agli Orlando Magic sul palcoscenico delle Finals: il 4-1 porta i Lakers di nuovo sul tetto della NBA e Bryant vince il premio di Finals MVP.
L’anno successivo il copione è lo stesso: i Lakers arrivano alle Finals dove trovano i Boston Celtics ad attenderli per la rivincita del 2008 e i gialloviola non si fanno attendere. Con una serie mozzafiato arrivata fino a Gara 7 LA vince il secondo titolo consecutivo e Kobe è di nuovo MVP delle Finals.
6. Gli ori olimpici
Le soddisfazioni per Bryant arrivano anche in campo internazionale. Pur cominciando avanti il percorso con la nazionale statunitense i trofei non tardano ad arrivare: dopo la vittoria del FIBA Americas Championship nel 2007 Bryant viene convocato per le Olimpiadi di Pechino nel 2008 dove ottiene il primo oro della sua carriera, mettendo a referto 20 punti, 6 assist e 3 rimbalzi nella finale contro la Spagna del compagno Pau Gasol.
Viene convocato anche per l’edizione successiva dei giochi olimpici, Londra 2012, e il risultato non cambia: finale contro la Spagna conclusa con la vittoria dell’oro, 17 punti, 2 assist e 2 rimbalzi a referto e seconda medaglia in bacheca.
7. Il sorpasso su Jordan
Il 14 dicembre 2014 Bryant raggiunge un’altra pietra miliare della sua carriera, il terzo posto nella classifica All-Time dei marcatori (verrà superato da LeBron James il 25 gennaio 2020, il giorno prima della scomparsa di Kobe).
Con i 26 punti rifilati ai Minnesota Timberwolves il Mamba sorpassa Michael Jordan nella lista e otterrà uno dei conseguimenti da lui più ambiti: superare il suo idolo di gioventù.
8. I 60 punti nell’ultima partita
Una carriera come quella di Kobe Bryant non sarebbe mai potuta finire in maniera banale.
Il 13 aprile 2016 gioca la sua ultima partita, un match carico di emozione per via del suo addio ma senza nessuna pretesa in termini di classifica.
Kobe però non è un giocatore che si adagia sugli allori di un percorso già di per sé sensazionale, la partita prende una piega negativa per i Lakers e lui, una volta di più, si rimbocca le maniche e va al lavoro. La prestazione che ne segue è un capolavoro: Bryant realizza 60 punti in 42 minuti (settimo nella storia all-time per minuti giocati con 48.637) per guidare la rimonta e chiuderà la sua storia con il record per la miglior prestazione offensiva di fine carriera.
Questo è stato il suo modo di salutare per sempre il basket giocato.
Kobe resterà per una serie infinita di ragioni nei cuori di tutti noi e qui abbiamo raccolto i 24 motivi che lo rendono immortale.
Mamba out.