I Migliori Ventenni NBA di sempre
Diventare una superstar dell’NBA prima dei 20 anni non è cosa da tutti. Ecco i migliori ventenni di sempre della Lega
Ricordate la stagione 2019/20 disputata da Luka Doncic? Nonostante il forte impatto del coronavirus, il #77 ha dominato in lungo e in largo.
Il tutto è ancora più incredibile, se consideriamo che si trattava soltanto del suo secondo anno nella Lega e che lo sloveno aveva solamente 20 anni.
Ed è esattamente da qui che vogliamo partire per il nostro tema di oggi: è proprio Luka Magic il miglior ventenne di sempre?
Scopriamolo insieme, analizzando questa classifica in cui sono stati presi in considerazione alcuni dei più grandi giocatori della storia, nei loro primissimi anni di carriera!
E magari chissà, alla fine di questa stagione Paolo Banchero si sarà ritagliato il suo spazio tra questi giganti del basket…
I Migliori Ventenni NBA della storia
10 – Kobe Bryant (1997-1998)
In questa stagione, la sua seconda con la maglia dei Los Angeles Lakers, Kobe Bryant aveva 19 anni. Fu una buona stagione nel complesso per l’allora numero 8, il quale tenne delle medie di 15.4 punti, 3.1 rimbalzi e 2.5 assist e si guadagnò la sua prima convocazione all’All Star Game.
Il punto più alto della stagione da sophomore di Kobe? I 33 punti segnati contro i Bulls di Micheal Jordan in regular season.
9 – Isiah Thomas (1981-1982)
Si tratta della stagione da rookie per il futuro leader dell’età d’oro dei Detroit Pistons. Thomas debutta nella lega a 20 anni ed è subito sorprendente.
I suoi 17.0 punti, 7.8 assist e 2.9 rimbalzi di media lo portano di diritto all’All Star Game, dove, nonostante sia un esordiente, parte titolare per il team della Eastern Conference. Soltanto un antipasto di ciò che avrebbe dimostrato nel corso della sua carriera.
8 – Kevin Garnett (1996-1997)
Un Garnett ventenne e alla seconda stagione nella lega giova enormemente dell’arrivo di un certo Stephon Marbury tra le fila dei suoi Minnesota Timberwolves.
The Big Ticket guida la squadra con 17.0 punti, 8.0 rimbalzi, 3.1 assist di media, dimostrandosi una chiave importante anche nell’aspetto difensivo, dove registra 2.1 stoppate e 1.7 palle rubate a partita. Ovviamente, arriva la convocazione alla partita delle stelle.
7 – Kobe Bryant (1998-1999)
Ritroviamo subito il Mamba, questa volta con 20 anni tondi tondi. È la stagione che vede il primo lockout nella storia della NBA, motivo per cui non viene disputato l’All Star Game, al quale Kobe avrebbe certamente partecipato.
Le media sono migliori della stagione precedente e recitano 19.9 punti, 5.3 rimbalzi e 3.8 assist, con il giovane fenomeno già pronto a mostrare al mondo la sua fame di vittorie e di miglioramenti.
6 – Kyrie Irving (2012-2013)
La stagione inizia nel peggiore dei modi per Kyrie, che deve far fronte ad un infortunio alla mano che si porta dietro dall’estate e ad un infortunio osseo che lo costringe ad indossare una maschera protettiva.
Ma non basta per fermarlo, perché l’allora numero 2 dei Cleveland Cavaliers ne mette 41 al Madison Square Garden, il più giovane di sempre a realizzare un quarantello in casa dei Knicks.
Finirà la stagione con 22.5 punti, 5.9 assist e 3.7 rimbalzi di media, oltre ad una più che meritata convocazione all’All Star Game.
5 – Anthony Davis (2013-2014)
Il secondo anno in NBA di Davis è caratterizzato da una grande voglia di rivalsa dopo l’infortunio al ginocchio che aveva prematuramente stoppato la stagione precedente.
AD dimostrerà che c’è un nuovo sceriffo in città, mantenendo una doppia doppia da 20.8 punti e 10.0 rimbalzi di media, alla quale vanno aggiunte 2.8 stoppate a partita, uno dei suoi marchi di fabbrica che lo rendono uno dei difensori più efficaci della lega.
Non rientrerà direttamente tra i selezionati per l’All Star Game, ma lo giocherà comunque dopo essere stato chiamato a sostituire Kobe.
4 – Shaquille O’Neal (1992-1993)
La stagione da rookie di uno Shaq che già a 20 anni si dimostra capace di eccellere nella lega più competitiva del mondo.
Il numero 32 degli Orlando Magic tiene una spaventosa media di 23.4 punti e 13.9 rimbalzi nell’anno del debutto, diventando il primo esordiente ad essere convocato per l’All Star Game dai tempi di un certo Micheal Jordan. Di fianco alla voce “dominio” nel dizionario trovate la sua foto.
3 – LeBron James (2004-2005)
Nonostante l’arrivo del Prescelto, i Cleveland Cavaliers avevano ancora tanto lavoro da fare. Infatti, alla seconda stagione di LeBron nella lega, i Cavs non agguantano i Playoff nonostante un LBJ da 27.2 punti, 7.4 rimbalzi e 7.2 assist di media.
Ombre per la squadra, luci per il suo leader, che viene anche chiamato a giocare nella partita dei fenomeni, dove guiderà l’Est alla vittoria. Nello stesso anno realizzerà anche 56 punti in una fantastica gara contro i Toronto Raptors.
2 – Luka Doncic (2019-2020)
Finché la stagione è durata, abbiamo assistito ad un’ulteriore crescita esponenziale del nuovo leader europeo dei Dallas Mavericks. Eravamo già pronti a parlare di una stagione da tripla doppia di media che, per una volta, non sarebbe stata targata Russell Westbrook.
Il #77 ha dimostrato una prontezza ed un carisma fuori dalla norma per un ragazzo di 20 anni, caratteristiche che lo hanno anche portato a sfidare (e a battere in un’occasione) addirittura King James, con un memorabile canestro segnatogli in faccia.
Le statistiche recitano 28.7 punti, 9.3 rimbalzi e 8.7 assist a partita…cose dell’altro mondo, per cui la prima presenza all’All Star Game era doverosa.
Eppure tutto questo non è stato sufficiente a spodestare il Re dei ventenni dal primo posto in classifica…
1 – Magic Johnson (1979-1980)
La stagione da rookie, Magic l’ha chiusa a 20 anni con 18.0 punti, 7.7 rimbalzi e 7.3 assist di media. Ma in questo caso non si tratta solo di numeri, bensì dell’impatto devastante avuto da uno dei migliori di sempre sin dal primo anno nella Lega.
La scontata convocazione all’All Star Game passa in secondo piano in un’annata del genere, poiché quell’anno Magic sarà eletto MVP delle Finals.
Arrivati all’ultimo capitolo della stagione, i Lakers se la sarebbero dovuta vedere con i Philadelphia 76ers di Julius Erving. I californiani possono contare, oltre che su Johnson, anche su Kareem Abdul-Jabbar, o almeno fino ad un certo punto. Già, perché in gara 5 delle finali, Kareem si infortuna alla caviglia ed è costretto a dare forfait per gara 6, un durissimo colpo per i Lakers.
A mettere tutto a posto ci pensò Magic, per l’occasione spostato addirittura nella posizione di centro a sostituire proprio il compagno infortunato…e il risultato è clamoroso: i 42 punti, 15 rimbalzi, 7 assist e 3 palle rubate del nuovo eroe gialloviola portano all’anello, senza nemmeno bisogno del miglior marcatore di tutti i tempi, che fino a quel momento aveva avuto 33 punti di media nella serie.
Quella di Magic è una delle migliori prestazioni nella storia delle Finals e lo rende di diritto il miglior ventenne della storia NBA