NBA, la corsa al titolo di MVP
Il basket NBA sta per tornare e con lui i suoi migliori interpreti. Chi sarà il migliore tra i migliori? Noi abbiamo fatto la nostra classifica
Con il campionato alle porte arrivano già le prime previsioni sui probabili campioni, gli aspiranti vincitori dei premi individuali e i potenziali migliori giocatori della stagione. I trenta GM delle squadre NBA hanno già fatto i loro pronostici mettendo tra le indubbie contender i Nets e i Lakers e dando quasi tutti per favorito Kevin Durant come candidato MVP.
Tra i vari nomi proposti dai direttori generali, con relativa percentuale di preferenza, ci sono:
- Kevin Durant, 37%
- Luka Doncic, 33%
- Giannis Antetokounmpo, 13%
- Joel Embiid e James Harden, 7%
- Steph Curry, 3%
Ma vediamo chi, idealmente, potrebbe entrare nel terzetto definitivo che si giocherà il premio per il miglior giocatore della stagione 2021/22.
1. Kevin Durant
Con KD in campo i Nets giocano sul velluto: punti, rimbalzi, assist, difesa, tutto quello che serve ad una squadra per elevare il proprio status e a far considerare Durant (una volta di più) per quello che è, un campione di livello assoluto. Il feeling con Harden e Irving poi è eccellente e si vede sul parquet, al di là di quello che dicono le statistiche. Statistiche che però, in ogni caso, lo inseriscono tranquillamente nei top della lega: 27 punti, 7.1 rimbalzi, 4.2 assist con quasi il 50% dal campo e il 40% dall’arco, una macchina da canestro senza limiti di distanza.
Di base basta vederlo in campo con continuità per metterlo già di diritto nei potenziali candidati al premio e anche in una squadra ricca di stelle e comprimari di lusso il suo nome spicca nettamente sugli altri. Resta però da vedere quanto giocherà effettivamente: la stagione scorsa infatti si è seduto in panchina più di metà campionato, con 35 partite giocate su 72 disponibili. Una così bassa presenza potrebbe compromettere le sue chance di sollevare l’MVP anche se, sempre nella passata stagione, Joel Embiid è arrivato tra i tre favoriti avendo saltato 21 partite, non certo poche se si vuole considerare l’apporto alla squadra.
Va da sé che con un record favorevole e prestazioni fuori dall’ordinario basta poco per determinare il valore effettivo di un top player e sembra scontato che KD giocherà ben più di 35 partite. A questo punto diventa davvero difficile lasciarlo fuori dalla corsa, considerati gli obiettivi dei Nets e la sua voglia di mettersi un altro anello al dito.
2. Joel Embiid
The Process sembra pronto a prendere definitivamente in mano la squadra come unico e solo leader: il caso Simmons infatti lascia ben poco spazio a scenari in cui il pallino del gioco sarà ancora in mano all’australiano o ad un suo sostituto di pari livello, innalzando Embiid ad assoluto padrone della squadra.
Già lo scorso anno i Sixers hanno trovato un centro migliorato soprattutto sotto l’aspetto mentale, più deciso a far fronte alle proprie responsabilità sui due lati del campo con un approccio grintoso e vincente, lasciando da parte quei cali di voglia e concentrazione che ne avevano condizionato il rendimento fino a quel momento. Risultato? Medaglia d’argento nella corsa al Most Valuable Player. Il camerunese non ha gradito molto l’esserci arrivato vicino e dalle sue parole è sembrato intenzionato a fare di meglio questa stagione.
Un altro fattore che lo ha messo sul radar dei votanti è stato sicuramente il record di squadra: 49-23, primo posto nella Eastern, e un record personale di 39 vittorie a fronte di 12 sconfitte per il lungo sulle 51 partite giocate. Philadelphia avrà sicuramente un nuovo assetto quest’anno, cosa che potrebbe togliere qualche W di troppo lungo il cammino, ma se Embiid dovesse affrontare questa annata con lo stesso spirito della scorsa non ci sono dubbi che lo vedremo di nuovo giocarsi uno dei premi più ambiti della lega.
3. Steph Curry
Nella lista dei votanti è all’ultimo posto ma se dovessi puntare dei soldi su qualcuno li punterei su di lui. Gli Warriors hanno bisogno di una scossa dopo due anni di assenze pesanti in un contesto in cui sono stati padroni indiscussi dell’ultimo quinquennio e chi meglio del prodotto di Davidson per tirarli fuori dalla nebbia?
Anche lui come Embiid ha fatto vedere di non aver perso minimamente il tocco la scorsa stagione arrivando sul gradino più basso del podio nonostante una posizione in classifica tutt’altro che accettabile. Il nono posto infatti ha spedito Curry e Co. fuori dalla post-season con tanti rimpianti e spunti di riflessione che serviranno da catalizzatori per il nuovo percorso. Steve Kerr dovrà guidare Golden State con mano esperta e affidarsi al suo condottiero sul parquet perché la Baia possa vedere di nuovo i Playoff. Il biglietto da visita del 2020/21, sommato al curriculum del Baby-Faced Assassin, sembra già una discreta base da cui partire: 32 punti, 5.5 rimbalzi, 5.8 assist con 47-43-90 di percentuali complessive.
Le sorti degli Warriors passano dalle sue mani e se già in una stagione mediocre (a livello di squadra, ovviamente) è arrivato a giocarsi l’MVP non si può non pensare a cosa potrà fare puntando ai Playoff col coltello tra i denti. Nella Western Conference sono avvisati, passare da Oakland sarà tutt’altro che una passeggiata quest’anno.
E gli altri?
Rimangono fuori dalla lista candidati illustri ma onestamente un terzo MVP ad Antetokounmpo non lo vedo probabile (anche se di sicuro l’idea è invitante); Harden è una valida opzione ma dovendo scegliere una carta dai Nets prendo Durant; Doncic sarà condizionato fortemente dal record di squadra e i Mavericks quest’anno non sembrano irresistibili. L’MVP in carica, Nikola Jokic, ha tutti i requisiti per giocarsela di nuovo ma tenere gli stessi livelli dello scorso anno o addirittura superarli sembra veramente difficile.
Questo è quindi il podio che sceglierei per la stagione in arrivo. Ci saranno sorprese? Chi lo sa, d’altronde l’NBA è il luogo where amazing happens.