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Jazz, tre punti da tenere d’occhio nella stagione 2021/22

Andiamo ad analizzare 3 punti chiave che possono essere la svolta della stagione degli Utah Jazz

Sarà interessante vedere come i Jazz continueranno dopo l’ottima regular season 2020/21 e dei playoff che hanno lasciato l’amaro in bocca alla gente di Salt Lake City. I Jazz sono arrivati primi nella Western Conference per la prima volta dalla stagione 1997/98 quando la squadra era guidata dal duo Stockton/Malone. Nonostante una solidissima regular season che dava i Jazz tra le favorite per l’arrivo alle Finals, la squadra è stata eliminata in maniera deludente per mano dei Los Angeles Clippers alle semifinali di Conference.

Il nucleo della squadra è pressochè invariato rispetto alla passata stagione, quindi i miglioramenti della squadra dovranno arrivare dall’interno anche se è giusto chiedersi quanto ancora potranno davvero migliorare in RS. Il miglioramento che tutti si aspettano riguarda ovviamente la postseason, nel tentativo di raggiungere le finali di Conference che mancano dal 2007. Detto ciò andiamo ad analizzare tre punti chiave che possono essere la svolta per la stagione dei Jazz.

Possibilità di miglioramento per Donovan Mitchell

Mitchell nella passata stagione ha avuto la sua miglior stagione da professionista. Nel corso delle 53 partite giocate in RS, la guardia dei Jazz ha totalizzato una media di 26.4 punti, 5.2 assist e 4.4 rimbalzi, trovando finalmente anche continuità da oltre l’arco, tirando col suo record personale in carriera aggiornato al 38% con 8,7 tentativi a partita dalla linea dei 7,25m. Donovan si affaccia alla prossima stagione alla soglia dei 25 anni e mancano ancora un paio di anni alla soglia dell’età considerata di picco per un giocatore NBA.

Nonostante il miglioramento dalla lunga distanza, Spida ha tirato solamente col 47% dalla media distanza, dato che potrebbe essere migliorato con una maggior ricerca di soluzioni al ferro vista la sua incredibile esplosività e agilità, piuttosto che accontentarsi di un tiro dal mid range che è venuto a mancare durante i playoff passati. Anche le 2.9 palle perse di media sono un dato migliorabile, in quanto Mitchell deve migliorare enormemente nella gestione dei possessi, essendo il giocatore che ha il maggior numero di tempo la palla nelle mani della squadra.

Questi piccoli miglioramenti possono giovare sia alla squadra sia al giocatore in se che potrebbe ambire al titolo di MVP e ad un primo quintetto all-NBA.

Pressione su Quin Snyder

L’allenatore è riuscito a portare i Jazz alla postseason in ben cinque delle ultime sette stagioni alla guida della squadra, riuscendo anche a portare la squadra al secondo turno per ben tre volte, concludendo inoltre la scorsa RS con il miglior record della NBA.

Nonostante la solidità del gioco proposta da Snyder, soprattutto nella metà campo difensiva dove i Jazz hanno fatto le loro fortune negli ultimi anni, la squadra non è mai riuscita a superare lo scoglio delle semifinali di Conference, nonostante l’anno scorso si siano trovati davanti dei Los Angeles Clippers che per più di metà della serie si sono ritrovati senza Kawhi Leonard per via dell’infortunio al ginocchio.

Snyder dovrà sicuramente apportare dei miglioramenti al gioco offensivo dei Jazz e dovrà risolvere la spinosa situazione di quanto e come tenere Rudy Gobert in campo nella postseason. Snyder quest’anno quindi soffrirà di una grandissima pressione sulle spalle visto che i front office delle squadre NBA non sono molto pazienti e non potrebbero sopportare l’ennesimo fallimento in postseason.

Il ruolo di Jared Butler

Una delle più grandi aggiunte della offseason dei Jazz è stata sicuramente la chiamata al draft di Jared Butler. Il rookie entra nella NBA fresco di titolo nazionale vinto con Baylor e di essere stato nominato “NCAA Final Four most outstanding player”. Butler che non ha giocato la Summer League, si affaccia alla lega con un set di skill completo, giocatore fenomenale nella lettura dei pick and roll, nel gestire le spaziature, nell’attaccare il ferro e nel difendere sulla palla.

Al college ha tenuto una media di 16.7 punti, 4.8 assist, 3.3 rimbalzi e 2.0 palle rubate a notte tirando con un sorprendente 41% da 3 punti. Ovviamente questi sono numeri da college, ma se riuscirà a portare questo tipo di gioco anche in NBA si rivelerà come una delle aggiunte più importanti della offseason, avendo già impressionato al training camp anche Donovan Mitchell.

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