Golden State Of Mind: l’anno degli Warriors?

Nonostante le assenze di Klay Thompson e James Wiseman, Golden State si è riproposta con forza come seria contender ad Ovest

Stephen Curry esulta

Diciamoci la verità: chi si sarebbe mai aspettato un inizio di stagione così per la squadra di Steve Kerr? Nonostante delle aspettative certamente migliori rispetto agli ultimi 2 anni, era difficile immaginare una simile partenza, soprattutto viste le assenze di Wiseman e di Thompson.

Nel momento in cui viene scritto questo articolo il record degli Warriors è di 11 vittorie e 2 sconfitte, il migliore della lega allo stato attuale. E la strada, in un certo senso, sembra in discesa. Mi spiego meglio.

Gli highlights della performance di Wiggins contro i Timberwolves

I rientri di Wiseman e (soprattutto) Klay Thompson sono ormai alle porte. Il “secondo” degli Splash Brothers che punta a tornare nel periodo natalizio, mentre il centro ex Memphis Tigers potrebbe rimettere piede in campo già entro fine novembre. Nel frattempo però, i comprimari di Curry e Draymond Green hanno risposto presente.

In particolare, Wiggins e Poole sono stati autori di prestazioni di altissimo livello e di statistiche che, al momento, recitano rispettivamente 18 e 17.2 punti a partita, esattamente quella vena realizzativa di cui coach Kerr aveva bisogno per sopperire alla mancanza di Klay.

La fantastica prestazione di Jordan Poole contro gli Hornets

Ovviamente però non si può parlare soltanto di attacco, soprattutto quando la squadra in questione ha il miglior defensive rating di tutta la NBA, una statistica resa possibile dall’intelligenza cestistica di elementi come Green e Iguodala, oltre che da un coach di primissimo livello.

Ultimo ma (assolutamente) NON ULTIMO, lui: il solito Steph. Con le 9 triple segnate contro i Bulls, Curry è diventato il nuovo detentore del record di triple segnate in carriera tra Regular Season e Playoffs.

Una sfida nella sfida per il numero 30, che mentre prova a risollevare le sorti dei suoi Warriors duella a tu per tu con l’ex compagno KD nella corsa al titolo di MVP. La sensazione è che con lui al massimo della forma Golden State non abbia limiti, specialmente se Thompson riuscirà a tornare anche solo al 70-80% delle sue possibilità.

Qualora fosse così (cosa che ovviamente auguriamo a Klay), la situazione si complicherebbe ulteriormente per le altre 29 squadre. Anche perché, a meno di clamorose soprese, l’opzione più verosimile è che il numero 11 venga gestito in attesa dei Playoffs. E con un Klay Thompson pienamente recuperato per la post-season, qualunque squadra con un organico di livello medio-alto diventerebbe una seria contender per l’anello.

Al momento, neanche gli infortuni sono stati capaci di frenare la rinascita degli Warriors, e il meglio (in teoria) deve ancora venire. In una stagione in cui le certezze di molte squadre sembrano vacillare, siamo sicuri che questo non sia l’anno giusto per tornare “GOLDEN”?

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