Draft NBA, le Migliori Steal dal 2011 ad Oggi
Ecco la classifica delle dieci migliori steal del Draft NBA dell’ultimo decennio
Terza ed ultima parte delle Steal of the Draft, dedicata a quei giocatori che nell’immediato passato hanno scalato le gerarchie per inserirsi di diritto nei top della lega: All Stars, vincitori di premi individuali, campioni NBA.
Dopo le migliori steal deli primi dieci anni di questo millennio, ecco i nomi per le future generazioni, ed ecco a voi i migliori dieci nomi presi dopo la ventesima scelta dal 2011 ad oggi.
10. Spencer Dinwiddie (NBA Draft 2014 – scelta n° 38)
Scelto dai Pistons, poi girato alla squadra di D-League della città, i Grand Rapids Drive, Spencer non vede un lancio sicuro nell’NBA. A dargli fiducia sono però i Brooklyn Nets nel 2016, dove Dinwiddie trova un ruolo di sesto uomo di lusso dal quale può esprimere tutto il suo talento offensivo.
Diventa il giocatore dei Nets con più partite da almeno venti punti e detiene il record di franchigia di punti in uscita dalla panchina. Per assorbire i contratti pesanti del trio Durant-Harden-Irving, Dinwiddie viene mandato a Washington dove sembra aver intrapreso la giusta strada.
9. Isaiah Thomas (NBA Draft 2011 – scelta n° 60)
IT è stato l’ultima scelta assoluta prima degli undrafted nel 2011, preso dai Sacramento Kings. Entra in quintetto dopo metà stagione e arriva settimo nella corsa al Rookie of The Year, entrando comunque nella seconda squadra delle matricole.
Breve tappa a Phoenix dopo l’avventura in California e si arriva a Boston, dove lascia la sua impronta più profonda, arrivando a diventare uomo franchigia di una squadra in fase di ricostruzione.
Memorabile la sua prestazione nei Playoff 2017 contro Washington in cui segna 53 punti (con cui si aggiudica il record di franchigia come unico a fare 50 punti nella stessa stagione in regular e nei playoff) la sera dopo aver saputo della morte della sorella.
Un’impresa che rimane nel cuore di ogni tifoso, indipendentemente dalla maglia. Dalla partenza da Boston non troverà più un equilibrio: Cleveland, Lakers, Denver, Washington e New Orleans non riescono a farlo tornare ai suoi livelli e ad oggi è free agent, ma il contributo di IT fino all’ultima parte della sua carriera è stato di altissimo valore.
8. Malcolm Brogdon (NBA Draft 2016 – scelta n° 38)
Viene preso al secondo giro dai Milwaukee Bucks e nel giro di pochissimo fa vedere di cosa è capace. Al termine della stagione verrà addirittura premiato come Rookie dell’anno, alternandosi tra quintetto titolare e panchina, diventando la prima matricola della sua classe a realizzare una tripla doppia dopo appena tre mesi di gioco.
Nel 2019 passa ai Pacers, vista la necessità di occupare il posto di play titolare vista l’assenza di Vic Oladipo causa infortunio: i risultati di Brogdon con in mano il gioco di una squadra sono eccellenti, Indiana si classifica senza problemi eccessivi per i Playoff.
Ad Indiana Brogdon è stato capace di mettere a referto più di 2000 punti in poco più di 100 gare, mantenendo una media superiore ai 20 punti a partita. Non male per una trentottesima scelta!
7. Clint Capela (NBA Draft 2014 – scelta n° 25)
Il gigante svizzero viene preso dai Rockets e girato in D-League, avendo trovato poco spazio per la presenza di Dwight Howard come centro titolare. La seconda stagione lo vede emergere e dalla terza diventa titolare della squadra: da lì in avanti il pitturato è tutto suo.
Da centro vecchia scuola accumula una serie eccellente di doppie doppie, diventando il più giovane della franchigia ad ottenerne una da 20 punti e 20 rimbalzi dai tempi di Olajuwon. Chiuderà le ultime stagioni ai Rockets in doppia doppia di media con solidissime percentuali dal campo.
A gennaio 2019 arriva il suo passaggio agli Atlanta Hawks, dopo la scelta di D’Antoni di privilegiare un quintetto piccolo. Al fianco di John Collins e Trae Young ha fatto vedere ottime cose in una franchigia molto giovane ed in fase di stabilizzazione.
Il miglior risultato per lui ed i suoi Hawks sono state le finali di Eastern conference della passata stagione, battendo i favoritissimi Philadelphia 76ers in gara-7 ed inchinandosi ai campioni dei Milwaukee Bucks.
6. Khris Middleton (NBA Draft 2012 – scelta n° 39)
Anche lui scelto dai Pistons e anche lui girato in D-League. Viene però ceduto l’anno successivo ai Bucks da cui parte la scalata verso la prima convocazione all’All Star Game del 2019, dopo aver consolidato il ruolo di secondo violino in una squadra dominata da un greco di discrete qualità individuali.+
Le sue qualità lo fanno emergere come uno dei migliori 3-and-D della lega attuale, forte di ottime percentuali dall’arco e di una solida difesa, sfiorando di poco l’ingresso nel club dei 50-40-90. Nelle stagioni successive arriva un altra convocazione all’All star Game ed il titolo NBA coi Milwaukee Bucks nella passata stagione.
5. Rudy Gobert (Draft 2013 – scelta n° 27)
The Stifle Tower è stato scelto ai margini del primo giro dai Denver Nuggets per essere immediatamente scambiato agli Utah Jazz, di cui è centro titolare tutt’ora.
Oltre a due convocazioni per l’All Star Game, Gobert vanta un pedigree difensivo di tutto rispetto, che lo colloca di diritto tra i top di categoria della lega odierna: miglior stoppatore del 2017, Defensive Player of The Year nel 2018, 2019 e 2021, cinque volte nel primo quintetto All Defensive.
Le sue prestazioni sotto i tabelloni, insieme ad un’ulteriore maturazione offensiva di Mitchell, hanno garantito a Utah una serie di successi incredibili, ai quali mancano solamente le prestazioni ai Playoff NBA.
4. Pascal Siakam (Draft 2016 – scelta n° 27)
Arrivato a Toronto con la scelta numero 27, disputa la prima parte del campionato da titolare prima di perdere il posto in favore di Patterson e Ibaka. Visto lo scarso utilizzo viene girato alla squadra di G-League dei Raptors, con cui vince il campionato diventando MVP delle Finals.
Di ritorno in prima squadra il suo gioco continua a crescere, fino alla trionfale stagione 2018-19 nella quale si aggiudica il premio di Most Improved Player e il suo primo titolo NBA, nonché primo titolo della franchigia.
Le sue prestazioni nel corso di tutti i Playoff lo mettono in luce agli occhi del grande pubblico e la partenza di Leonard lo innalza al livello di Kyle Lowry come uomo franchigia, guadagnandosi anche la sua prima convocazione all’All Star Game 2020.
3. Jimmy Butler (Draft 2011 – scelta n° 30)
I Chicago Bulls utilizzano la loro ultima scelta al primo giro del 2011 per selezionare il prodotto di Marquette University: si troveranno per le mani un giocatore totale, asso della difesa e attaccante di alto livello.
Jimmy si porterà a casa il Most Improved Player del 2015, anno in cui ottiene la prima delle cinque convocazioni all’All Star Game. La breve parentesi a Minnesota gli apre le porte dei Sixers, con i quali raggiunge le semifinali di Conference contro i Raptors, in cui ha modo di mostrare tutta la sua leadership e il suo carisma da trascinatore.
A partire dalla stagione 2019-2020, Jimmy Butler indossa i colori dei Miami Heat, franchigia con la quale si è laureato vice campione inchinandosi ai Lakers di LeBron James alle NBA Finals 2020.
2. Nikola Jokic (Draft 2014 – scelta n° 41)
I Denver Nuggets ci hanno visto lungo con lui: dietro i 2,13 m e 113 kg di Joker hanno visto un talento cristallino e mani educatissime.
Nonostante la sua stazza ed il suo fisico robusto, grazie a prestazioni fenomenali, Nikola si è garantito un posto nell’élite della lega a suon di triple doppie, tra cui la più veloce di sempre in 13 minuti e la seconda tripla doppia della storia con il 100% al tiro (il primo è stato un certo Wilt Chamberlain).
Tre volte All Star negli ultimi tre anni ed un titolo di MVP della Regular Season per la stagione 2020-2021 che lo ha fatto passare alla storia come il giocatore con la scelta più alta al Draft ad aver vinto un titolo di MVP.
1. Draymond Green (Draft 2012 – scelta n° 35)
Il primo posto non può che essere il suo: elemento chiave degli Warriors delle meraviglie degli ultimi anni, con cui si è aggiudicato tre campionati, porta in campo non le stesse qualità tecniche dei suoi illustri colleghi Curry e Thompson ma una grinta senza pari e una ferocia difensiva di prim’ordine.
Miglior difensore della lega nel 2017, tre volte All Star e sei volte All Defensive Team, ha rischiato di inserirsi nell’esclusivo club delle quadruple doppie che ha mancato solo per l’assenza dei punti, rimanendo però nella storia come il primo giocatore a totalizzare una tripla doppia senza aver messo a referto 10 punti.