NCAA, It’s March Madness Time

Il pazzo torneo di Marzo sta arrivando ed è pronto ad incoronare i nuovi campioni nazionali, tra sorprese e solide realtà: tutto quello che c’è da sapere sulla March Madness 2022

March Madness Logo

Siamo pronti, il college basketball entra finalmente nella sua fase più calda con l’inizio del torneo nazionale, al termine del quale avremo un campione NCAA. Superata la regular season e i conseguenti tornei per determinare i campioni di ogni Conference, dal 15 marzo al 4 aprile saremo catturati dal vortice di partite che coinvolge tutti gli Stati Uniti e da loro nominato Big Dance.

Non sono solo i giocatori sul parquet a darsi battaglia per alzare il trofeo in quel del Caesars Superdome di New Orleans, Louisiana, ma anche spettatori e addetti ai lavori impegnati nel compilare il bracket perfetto. Cos’è un bracket perfetto? Un tabellone da completare pronosticando ogni singola vittoria all’interno del torneo: il più fortunato vincerà 1 milione di dollari, ma dovrà davvero essere un chiaroveggente, perché tra upset e delusioni, il torneo NCAA mette fuori gioco anche i migliori.

Siete pronti? It’s March Madness Time!

Come funziona la March Madness

Iniziata proprio con l’arrivo di marzo (da qui il nome), per 40 giorni ininterrotti la pallacanestro coinvolge l’intera nazione statunitense, poiché da qui escono le giovani promesse pronte al grande salto verso la NBA. Ad inizio mese gli atenei di ciascuna Conference si sfidano in partite ad eliminazione diretta (proprio come in un vero e proprio torneo) con in palio il titolo di campione del proprio territorio; per alcune squadre però non c’è solo la gioia di alzare un trofeo, quanto gli ultimi spot disponibili per partecipare anche al torneo nazionale.

Domenica sera ogni università con la certezza o la speranza di entrare nel grande tabellone si sintonizzano per quella che viene chiamata Selection Sunday – appunto selezione della domenica – in cui escono i nomi delle 68 squadre coinvolte nella manifestazione. Le più affermate sperano in un sorteggio favorevole a livello di seed (testa di serie) per avere un cammino più semplice, sebbene non sia scontato, verso le Final Four; gli atenei meno blasonati e meno vincenti lungo il corso della stagione ascoltano con interesse se ritenuti meritevoli o meno di entrare nelle 68, preparandosi così ad affrontare la sfida o a pensare già all’annata successiva.

Ja Morant Highlights March Madness

Il 15 e il 16 marzo si comincia con le First Four: otto squadre si affrontano in una sorta di preliminare per entrare tra le 64 che compongono il tabellone del torneo; le quattro vincitrici andranno ad occupare gli slot lasciati vuoti dopo la selection sunday cominciando così il loro tortuoso cammino verso l’incoronamento come miglior università della nazione. Nella scorsa edizione UCLA è entrata tra le migliori 4 del paese pur partendo dalla fase preliminare.

Dal 17 al 20 marzo avviene la grande scrematura: si giocano il First Round (17-18 marzo) e il Second Round (19-20 marzo), qui è dove accadono le prime grandi sorprese del torneo, gli scommettitori perdono già la loro possibilità di conquistare il tanto agognato milione di dollari e college favoriti finiscono per essere etichettati come delusioni totali. Da 64 il numero si riduce a 32 nei primi due giorni, passano da 32 a 16 nei due successivi; il torneo dell’anno passato è stato tra i più sorprendenti per l’elevato numero di upset (una squadra con testa di serie pari o inferiore al 5° posto passa il turno a discapito di una delle prime quattro), ben 12 tra primo e secondo round.

Seguono quattro giorni di pausa e si prosegue prima con le Sweet Sixteen (24-25 marzo), poi con l’Elite Eight (26-27 marzo). Nel primo caso le migliori 16 squadre si affrontano nelle semifinali regionali, arrivare a questo livello significa essere tra i migliori college degli Stati Uniti dopo aver superato la prima fase, da sempre la più temibile; uscendo vincitori dalle semifinali si approda alle finali regionali – più propriamente note come migliori otto – qui si staccano i quattro biglietti disponibili per volare al turno successivo, quello più ambito.

Best March Madness Moments

Eccoci all’atto finale, finisce la pazzia marzolina e Aprile fa capolino con le Final Four (2-4 aprile). Le squadre volano a New Orleans – città ospitante per la sesta volta nella storia (1982, 1987, 1993, 2003, 2012) – per giocare le semifinali e le finali nazionali: giocatori, allenatori e università non giocano solo per tagliare la retina, quanto per l’onore e l’orgoglio di fronte al mondo intero che li sta osservando. Qui si fa la storia, qui o nascono leggende o eroi di una notte soltanto, in ogni caso il nome rimane inciso negli annali per sempre.

Le 4 favorite

Sebbene il torneo NCAA non sempre rispetti i favori del pronostico, ai nastri di partenza ci sono sempre squadre più avvantaggiate; noi abbiamo scelto quattro squadre in particolare (non in ordine) che pensiamo possano continuare la loro marcia inarrestabile verso la Final Four.

Arizona Wildcats

Hanno chiuso la stagione con 31 vittorie e 3 sconfitte diventando Pac-12 Conference Champions battendo in finale UCLA. Difficile trovare una squadra più completa dei Wildcats, composta perlopiù da giocatori non statunitensi tutti in grado di fare la differenza nel proprio ruolo. Trascinati dalla futura star NBA, il canadese Bennedict Mathurin, Arizona può vantare due centri possenti come gli africani Christian Koloko e Oumar Ballo oltre al lettone Azuolas Tubelis; tra gli specialisti ecco l’americano Justin Kier e l’estone Kerr Kriisa, seguiti dall’atletismo terrificante di Dalen Terry.

Auburn Tigers

Con 27 vittorie e 5 sconfitte si sono posizionati al primo posto della SEC mettendosi alle spalle le rivali Kentucky e Tennessee. Se cercate una motivazione per guardare l’università dello stato dell’Alabama, la vostra risposta si chiama Jabari Smith: il leader dei Tigers è senza dubbio uno di quei giocatori che passano una volta ogni 10, forse 20 anni e vale la pena vedergli fare il salto dal college alla NBA. La futura scelta nella Top 3 al Draft NBA 2022 però non è sola, a spazzare via i sogni delle altre squadre c’è Walker Kessler, autentico portento da 4.5 stoppate di media a partita.

Gonzaga Bulldogs

Dominata la WCC con 26 vittorie e 3 sconfitte, a differenza dei predecessori imbattuti e poi sconfitti nella finalissima, i Bulldogs vogliono arrivare in fondo e vincere il titolo nazionale, scacciando le sfortune che perseguitano l’ateneo. Alla guida di Gonzaga nientemeno che una probabile prima scelta al Draft come Chet Holmgren, la cui altezza e le cui lunghe leve sono già oggi il desiderio di mezza NBA; il roster però è davvero di grande qualità: dai veterani Drew Timme, Andrew Nembhard e Rasir Bolton ai freshman Nolan Hickman e Hunter Sallis, i Bulldogs sono una macchina da guerra con il solo scopo di stravincere.

Baylor Bears

26 vittorie e 6 sconfitte in Big 12, forse la Conference più complicata di cui far parte, di sicuro la più equilibrata e divertente. I texani sono i campioni in carica e tutt’ora concorrono per bissare il successo ottenuto nel 2021; i pezzi da novanta sono andati via nello scorso Draft, ma la potenza di fuoco non è del tutto svanita. Difficile trovare una vera stella, proprio come l’anno scorso, ma di certo i freshman Kendall Brown e Jeremy Sochan hanno gli occhi degli scout NBA puntati addosso. Attenzione, i gialloverdi sanno tirare fuori i conigli dal cilindro: infatti, sarà il trio composto da Adam Flagler, James Akinjo e Matthew Mayer a rovinare i piani degli avversari.

Le 4 sorprese

Non è la March Madness se non ci sono almeno un paio di squadre a giocare il ruolo di guastafeste, così per quattro squadre che possono quasi certamente arrivare all’atto finale, eccone altrettante pronte a rovinare bracket e sogni.

Davidson Wildcats

Il college che ha prodotto Stephen Curry ha vinto 27 partite e ne ha perse 6 nella Atlantic 10 Conference ottenendo il seed numero 10 all’interno del tabellone. Nel gruppo squadra risalta l’austriaco Luka Brajkovic, fiore all’occhiello del programma con sede nella Carolina del Nord; la sfida al primo turno contro Michigan State non è proibitiva, poi in caso di passaggio del turno proveranno a fare lo sgambetto a Duke, rovinando l’ultima Big Dance di Coach K.

Delaware Fighitin’ Blue Hens

Una stagione da 22 vittorie e 12 sconfitte in Colonial, la testa di serie numero 15 sinonimo quasi di uscita rapida dal torneo eppure Delaware ha le carte in regola per rovinare molti bracket. A differenza di quel che sembra, arrivare nelle migliori 16 o addirittura nelle 8 potrebbe essere più semplice del previsto: Villanova è il seed numero 2 più debole del torneo, successivamente si presenterebbero Ohio State o Loyola-Chicago; sulle ali dell’entusiasmo il titolo di principale upset può davvero essere dietro l’angolo.

Michigan Wolverines

Il record nella Big Ten recita 17-14, più una delusione che una sorpresa, per questo il suo inserimento qui può stonare all’occhio più esperto. La squadra allenata da Juwan Howard ha bisogno di una scossa, oltre ad aver l’obbligo di smentire gli scettici; il seed numero 11 poco si addice a questo college, perciò vedremo se agirà da finto tale o proseguirà la sua strada verso l’oblìo. Arrivati al grande ballo, i Wolverines hanno il solo compito di rimettere in sesto una stagione altrimenti fallimentare ed entrare nelle Elite Eight sarebbe la risposta adatta a questo quesito.

Loyola-Chicago Ramblers

25 vittorie e 7 sconfitte nella Missouri Valley Conference, ma accanto al nome Loyola-Chicago c’è sempre e costantemente il termine upset. Dalla vittoria nel 1963 senza giocatori presenti in panchina (giocarono tutto il torneo con solo 5 elementi disponibili) alla storia di Sister Jean nel 2018, quando da seed numero 11 riuscirono a raggiungere la Final Four, i Ramblers sono la più grande sorpresa del torneo da 50 anni. Testa di serie numero 10, parte bassa del tabellone South Regional, non scommette contro di loro, potreste rivederli tra le migliori otto in men che non si dica.

I protagonisti

Numerosi, spettacolari, incredibili e determinanti. Questi sono solo alcuni degli aggettivi con cui descriveremmo le stelle del torneo NCAA; a partire dalla First Four entrando ufficialmente tra le 64 squadre del torneo, sono tanti i protagonisti che ci terranno impegnati, oltre a quelli già citati nei paragrafi precedenti, eccone alcuni davvero importanti da tenere a mente:

Paolo Banchero in marcatura su Chet Holmgren
Paolo Banchero e Chet Holmgren durante Duke Vs Gonzaga

Ron Harper Jr

Rutgers Scarlet Knights, figlio del campione NBA con la maglia dei Chicago Bulls, Ron Harper.

Chet Holmgren

Gonzaga Bulldogs, da molti Mock Draft è considerato un Top 3 al prossimo draft NBA.

Jalen Duren

Memphis Tigers, prossimo al salto in NBA con una scelta sicura in lottery.

Paolo Banchero

Duke Blue Devils, tingerà di tricolore il torneo NCAA e prossimamente anche la NBA (qua trovate la sua storia).

Jaden Ivey

Purdue Boilermakers, tra i giocatori più spettacolari della NCAA e vera insidia per la Top 3 del prossimo Draft NBA.

Oscar Tshiebwe

Kentucky Wildcats, il dominatore assoluto dei tabelloni e record-man con 28 rimbalzi catturati in singola partita.

Ochai Agbaji

Kansas Jayhawks, il senior è migliorato di anno in anno diventando tra i migliori marcatori dell’intera nazione.

Keegan Murray

Iowa Hawkeyes, tra i talenti più cristallini in circolazione e già pronto al salto in NBA.

Tari Eason

LSU Tigers, sesto uomo d’élite che ha stregato tutti gli addetti ai lavori

Questi sono solo alcuni dei tanti talenti presenti all’interno del torneo nazionale NCAA, ognuno di loro è pronto a prendersi la scena portando la propria università nell’Olimpo.

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