Western Conference Finals: Mavs Vs Warriors
Non solo Luka Doncic e Steph Curry: ecco la nostra analisi sulla finale di conference tra Mavs e Warriors
Dopo aver analizzato le Eastern Conference Finals tra Heat e Celtics è arrivato il momento di spostarsi nella Western Conference. Ad Ovest c’è il ritorno di Steph Curry, dopo anni di pessimi risultati, e il battesimo di Luka Doncic nel basket che conta.
I precedenti
Le due squadre in questione si sono affrontate per ben quattro volte durante la stagione regolare. Lo score complessivo dice 3-1 Dallas con Doncic mattatore assoluto di tutti gli incontri.
- 3 Marzo 2022: Golden State Warriors 113-122 Dallas Mavericks. Top Scorer: Doncic, 41 punti.
- 27 Febbraio 2022: Dallas Mavericks 107-101 Golden State Warriors. Top Scorer: Doncic, 34 punti.
- 25 Gennaio 2022: Dallas Mavericks 92-130 Golden State Warriors. Top Scorer: Doncic 25 punti.
- 5 Gennaio 2022: Golden State Warriors 82-99 Dallas Mavericks. Top Scorer: Doncic, 26 punti.
Dallas Mavericks
I Dallas Mavericks contro ogni pronostico hanno superato in Gara 7 i vice campioni NBA. I Phoenix Suns di Chris Paul hanno inspiegabilmente toppato la gara decisiva e il loro sogno verso il titolo ha subito una brusca frenata davanti ad un ostacolo invalicabile: un Luka Doncic in forma smagliante. Gran parte del merito va dato all’ottimo lavoro che l’esordiente allenatore Jason Kidd è riuscito a fare con questo gruppo di giocatori.
Sin dalla Regular Season, Dallas ha mutato la sua pelle e si è attestata sulle vette della Lega per quanto riguarda l’efficienza difensiva. Figurano infatti al settimo posto in questa classifica sia in Regular Season che nella Post Season.
Nelle Semifinali di Conference sono riusciti a tenere a 104 punti di media a partita una squadra come i Phoenix Suns che, nella Stagione Regolare, ha chiuso al quinto posto per Offensive Rating realizzando 115 a partita su 82 match totali. Luka Doncic ha finalmente un team compatto su cui puntare e i suoi scarichi verso il perimetro trovano sempre mani morbide e calde pronte a ringraziarlo.
La prolungata assenza dello Sloveno nella Regular Season (17 partite non giocate) ha permesso ad alcuni role players, Jalen Brunson su tutti, di elevare il proprio livello di gioco e di acquisire la consapevolezza necessaria per performare al meglio anche nei Playoff, dove la pressione si alza e molti giocatori ne rimangono schiacciati.
Questo allenamento ha permesso a Brunson di essere il Robin perfetto per Luka Doncic e lo scambio Porzingis-Dinwiddie ha consegnato a Kidd un ottimo sesto uomo in grado di tenere il peso dell’attacco nei minuti in cui è impiegato.
Le chiavi della serie
L’accoppiamento contro una squadra “piccola” come Golden State può aiutare a celare un limite (e una peculiarità) dei Mavericks: la totale assenza di un big man. Questa sfida si giocherà a ritmi molto alti e il numero di triple sfiorerà i massimi storici nei Playoff.
Luka Doncic è il faro di questi Dallas Mavericks e le sue prestazioni contro una delle migliori difese NBA sono un campanello d’allarme enorme anche per un sistema difensivo eccelso come quello Warriors. 31 punti 10 rimbalzi e 9 assist di media in Post Season sono numeri da capogiro che potrebbero portare i Warriors a cercare di limitare più i compagni di Luka che lo Sloveno stesso, in certe situazioni apparso assolutamente immarcabile.
Se Luka e Kidd riusciranno a coinvolgere le altre bocche di fuoco, soprattutto dall’arco, allora anche i Golden State Warriors potrebbero arrendersi. Riuscirà Brunson a mantenere i 23 punti di media raggiunti, fino ad ora, in Post Season? Riusciranno tutti gli altri interpreti a mantenere una percentuale di conversione di triple vicina al 40%? Le speranze di Dallas dipendono dalle risposte a questi interrogativi.
Golden State Warriors
Giugno 2019: l’infortunio di Klay Thompson e la sconfitta in 6 gare contro i Toronto Raptors di Kawhi Leonard. Tre anni fa i tifosi dei Golden State Warriors hanno guardato a lungo l’abisso ma coach Kerr e la dirigenza della Baia non ha permesso all’abisso di guardare in faccia la propria squadra. Nei due anni successivi, complici gli infortuni dei migliori giocatori, Golden State si è posizionata negli ultimi posti della classifica NBA.
Risultati apparentemente deludenti che hanno però portato doni (gli ennesimi) dal Draft NBA: il talentuoso ma lungodegente in infermeria Wiseman e la quindicesima scelta rappresentata da Jordan Poole. Il valore aggiunto rappresentato dal prodotto di Michigan University ha portato freschezza a un gruppo di leader con un età media abbastanza avanzata (quasi 33 anni di media per Steph Curry, Thompson e Green).
Il talento di Poole ha permesso a Coach Kerr di centellinare le energie di Curry e Thompson durante la stagione e ora entrambe le stelle appaiono in ottima condizione fisica.
Le chiavi della serie
Tante opzioni offensive e tanti giocatori che possono infiammarsi nella Serie. Oltre ai 3 Splash Brothers sopraccitati non si può non menzionare Andrew Wiggins che, fino a prova contraria, è stato uno starter nell’All Star Game e ha tenuto medie di 14 punti e 7 rimbalzi a partita in questi Playoff.
Il copione scritto da Kerr per i suoi Warriors segue un plot totalmente diverso da quello di Coach Kidd. Il vero punto di forza di Golden State è il gioco corale e nessuna star monopolizza il pallone. Il leitmotiv è sacrificare buoni tiri per ottimi tiri.
L’obiettivo di Coach Kerr sarà di limitare il più possibile il talento di Luka Doncic. L’attacco dei Texani non prescinde dall’estro del giocatore europeo e chiudere le possibili ricezioni dei tiratori sul perimetro sarà un compito di difficile esecuzione ma che potrebbe indirizzare la Serie verso la Baia.
Ciò che è certo è che Kerr cercherà in tutti i modi di costruire una trappola difensiva in grado di limitare la fluidità offensiva dei Mavs: i favoriti sono Curry e compagni e l’esperienza decennale degli interpreti giallo blu potrebbe giocare un ruolo importante.