Perché i Sixers non rifirmeranno Tyrese Maxey
I 76ers hanno comunicato a Tyrese Maxey che non prolungheranno il suo contratto
Il 23 Ottobre sarà l’ultimo giorno in cui le squadre NBA potranno estendere i contratti dei rookie approdati in NBA nel 2020.
Tyrese Maxey – scelto da Philadelphia con la 21esima chiamata del Draft 2020 – sarà uno dei giovani il cui contratto non verrà prolungato nonostante gli evidenti meriti sportivi: il 22enne ha chiuso la scorsa stagione con 20.3 punti di media e il 43.4% da tre.
Prima di puntare il dito contro il General Manager Daryl Morey (già abbastanza occupato con la telenovela di James Harden) cerchiamo di capire perché i Sixers hanno deciso di non prolungare il contratto della loro giovane stella.
L’idea di Philadelphia è abbastanza chiara: utilizzare lo spazio salariale liberato dal contratto di Maxey (Cap Hold) per ingaggiare altri giocatori. Nella prossima estate i Sixers avranno la possibilità di firmare 2 “max contract” (contratti riservati alle superstar, che si aggirano attorno ai 40-45 milioni di dollari) grazie allo spazio salariale che verrà liberato dai contratti in scadenza di James Harden (35.6 milioni) e Tobias Harris (39.2 milioni).
Il Cap Hold di Tyrese Maxey (numero che indica quanto spazio salariale occupa il contratto di un giocatore) ammonterà a 13 milioni di dollari. Cifra molto lontana dai 30-35 milioni che occuperebbe se venisse firmato in questa sessione autunnale.
Per questo motivo i Sixers hanno intenzione di prolungare il contratto di Maxey alla fine della Free Agency 2024. Ma per quale motivo il front office di Philadelphia può fare essenzialmente ciò che vuole con il contratto di Maxey senza rischiare di perderlo?
La risposta è semplice ed è formata da due parole: Bird Rights.
I “Bird Rights” sono quelli che permettono ad una qualunque squadra NBA di firmare un giocatore (che ha giocato almeno 3 stagioni con la compagine in questione) andando oltre il Salary Cap (Il limite salariale che ogni franchigia deve rispettare).
La tecnica del “Cap Hold” non è una pratica usata così saltuariamente in NBA, molte squadre l’hanno già sfruttata con successo in passato; per far sì che tutto vada in porto c’è comunque bisogno di fiducia reciproca tra giocatore e dirigenza.
Nel caso di Maxey, è molto probabile che entrambi siano sulla stessa lunghezza d’onda e per questo tutto dovrebbe filare liscio.