Lakers e Warriors senza Trade? Ecco perchè
Lakers e Warriors sono state incredibilmente inattive sul mercato; analizziamo insieme le motivazioni di questa scelta
Nonostante alla vigilia della Trade Deadline fosse lecito pensare che Los Angeles Lakers e Golden State Warriors facessero la voce grossa sul mercato, sperando di svoltare una stagione sin qui deludente, la realtà dei fatti ha raccontato cose ben diverse.
Abbiamo scelto di accoppiare le due storiche franchigie nell’analisi in quanto la ratio delle rispettive dirigenze ha seguito il medesimo filo logico: a causa di situazioni contrattuali dei big più incerte che mai, continuare a puntare su questi cicli con innesti mirati avrebbe potuto costituire un rischio ancora maggiore per gli anni a venire.
Non puoi comprare una casa che non è in vendita. Abbiamo passato molto tempo cercando modi per utilizzare gli asset per migliorare la nostra squadra. Ma la mossa giusta non c’era
Rob Pelinka
Spieghiamo meglio partendo dai gialloviola: in estate scadrà, tra gli altri, il contratto di LeBron James e la prossima meta di Sua Maestà dipenderà dalla volontà dei Lakers, in quanto seguirà suo figlio Bronny ovunque venga draftato.
Il roster attuale è complessivamente buono, tanto da garantire la vittoria dell’In-Season Tournament, ma c’è la visione comune (e più che verosimile) che tutto ciò non basti in un’ottica di Titolo NBA.
Puntare a migliorare questo core scambiando preziosi assets per quella che diventerebbe una roulette russa, tra Anello e fallimento (e, in ogni caso, fine ciclo), sarebbe stata la scelta peggiore da prendere. Non è da escludere però qualche movimento dal mercato dei Free Agent (Spencer Dinwiddie e Danilo Gallinari su tutti).
Analogamente, nella Baia andrà a scadenza contrattuale Klay Thompson, sempre più prossimo alla pensione e che difficilmente proseguirà la sua ultradecennale carriera a San Francisco: che sia la scintilla definitiva che porti ad uno smantellamento dei reduci dall’ultimo titolo?
Con anche Andrew Wiggins e Draymond Green ormai diventati non più imprescindibili, grazie alla crescita dei promettentissimi e già determinanti (oltre che meno costosi…) Podziemski e Kuminga, si palesa all’orizzonte un cambio radicale della vecchia guardia.
Inoltre, il roster attuale di Golden State non è aggiustabile da qualche trade da Deadline Day per poter diventare competitivo: le falle sono ancora più grandi dei sopracitati Lakers, quindi, come nel caso precedente, piuttosto che rischiare di fare ulteriori danni, si è scelto l’immobilismo totale.
Per i numerosissimi tifosi delle due franchigie la giornata di ieri è stata un boccone amaro da mandare giù, ma va ammesso che, almeno questa volta, la scelta delle due dirigenze è stata razionale.
Certo, farà male vedere due leggende come Steph Curry e LeBron James, che continuano giornalmente a fare la storia a modo loro, sedute a guardare gli altri ai Playoffs, ma anche questo fa parte del gioco.