10 stelle NBA che hanno rimpianto le loro scelte in free agency

Dal sogno alla delusione: 10 stelle NBA che hanno pagato a caro prezzo le loro scelte in free agency

USA TODAY NBA: Kevin Durant seduto in panchina durante una gara di Regular Season

La free agency NBA è senza dubbio uno dei momenti più attesi dell’anno, sia dai tifosi, che sperano di vedere la loro squadra del cuore mettere a segno il colpo giusto per fare il salto di qualità, sia dai giocatori, in attesa dell’offerta del team ideale con cui inseguire il sogno del titolo.

In molti casi, però, diversi giocatori hanno scelto quella che pensavano fosse la squadra ideale per puntare al titolo NBA, solo per scoprire che si trattava della decisione sbagliata per raggiungere il loro obiettivo.

In questo articolo, pubblicato su ClutchPoints, analizzeremo alcuni giocatori che, nonostante le alte aspettative riposte nelle franchigie in cui sono approdati, hanno poi rivelato il loro rammarico per aver scelto quella via.

Klay Thompson (Dallas Mavericks)

Partiamo dal caso più recente. Durante l’ultima free agency, la leggenda dei Golden State Warriors ha scelto di lasciare dopo 13 anni la Baia per tentare un’ultima corsa al titolo NBA con i Mavericks di Doncic e Irving.

Tuttavia, la cessione di Doncic ai Lakers e i problemi fisici di Anthony Davis e “Uncle Drew” hanno compromesso le possibilità di competere per i playoff dei Mavericks, con l’ex “Splash Brother” che, a 35 anni, vede sempre più lontano il sogno di tornare alle NBA Finals.

Paul George (Philadelphia 76ers)

La free agency del 2024 sarà probabilmente ricordata come una delle più deludenti degli ultimi anni. Infatti, uno dei flop più clamorosi dell’estate è stato il trasferimento di Paul George ai 76ers. Dopo la delusione vissuta ai Clippers con Kawhi Leonard, George sperava finalmente di poter competere per il titolo nella “città dell’amore fraterno”, accanto a Joel Embiid e Tyrese Maxey.

Ma ormai, alle ultime battute della regular season, possiamo dire chiaramente che questo matrimonio sta diventando un problema per entrambe le parti. Philly si trova a dover fare i conti con due giocatori molto inclini agli infortuni, come Embiid e PG, con stipendi decisamente elevati. Dall’altra parte, George sembra sempre più vicino al viale del tramonto della sua carriera.

Kyrie Irving (Brooklyn Nets)

Parliamo adesso di un giocatore che incontreremo anche in altri momenti di questo articolo. Dopo il titolo vinto con i Cavs di LeBron James e l’esperienza non proprio positiva da leader a Boston, il playmaker nativo di Melbourne sperava di tornare alle Finals grazie al supporto di Kevin Durant.

La chimica di squadra, però, non è mai decollata, principalmente a causa dei numerosi infortuni che hanno colpito le due stelle di Brooklyn. A questi si è aggiunto anche James Harden, ma nonostante i tentativi, la franchigia non è riuscita a superare il secondo turno dei playoff, un argomento di cui parleremo più avanti.

Kevin Durant (Brooklyn Nets)

Durant si è unito a Irving e ai Nets dopo i titoli NBA con i Golden State Warriors, nel tentativo di “crearsi” una squadra tutta sua. Tuttavia, la scelta si è rivelata infelice: non solo non è riuscito a vincere a Brooklyn, fermandosi letteralmente a un passo dal passaggio del turno che probabilmente avrebbe cambiato la prospettiva di questa esperienza, ma i Warriors hanno conquistato un altro titolo nel 2022.

Anche ora, dopo aver lasciato i Nets nel 2023 per passare ai Phoenix Suns, KD è ancora lontano dal vincere un altro anello. Nonostante l’ennesimo big three, che doveva fare fuoco e fiamme insieme a Devin Booker e Bradley Beal, la realtà si sta rivelando ben diversa, con la formazione che sta deludendo le aspettative.

Kawhi Leonard (Los Angeles Clippers)

Leonard ha vinto ovunque: a San Antonio nel 2014 e a Toronto nel 2019. Dopo il titolo NBA con i Raptors, ha scelto i Clippers per giocare con Paul George e puntare al titolo dall’altra sponda della città degli angeli, rifiutando anche la corte di LeBron e dei Lakers in quell’estate.

L’esperimento dei Clippers è ancora in atto, ma il rischio di fallimento appare sempre più concreto, complice anche i problemi fisici di “The Claw”. Ora che George è andato via, Leonard, pur affiancato da James Harden, si trova a fronteggiare il passare del tempo e vede le sue speranze di successo ridursi sempre di più, consapevole che ogni stagione potrebbe essere l’ultima occasione per puntare al titolo NBA.

Carmelo Anthony (Houston Rockets)

Dopo la sua esperienza a New York, Carmelo Anthony ha cercato di vincere a tutti i costi il The Larry O’Brien, iniziando la sua avventura agli Oklahoma City Thunder. Insieme a Russell Westbrook e Paul George, formava una potenziale squadra da titolo, ma la stagione si rivelò deludente. I Thunder furono eliminati in sei gare agli Utah Jazz, una sconfitta che segnò un duro colpo per le sue ambizioni.

L’anno successivo, Melo decise di unirsi ai Houston Rockets, ma le cose andarono anche peggio. Dopo appena 10 partite, decise di lasciare la squadra, incapace di accettare un ruolo minore. Questa decisione segnò l’inizio simbolico del declino della sua carriera, con Anthony che faticava a trovare la sua dimensione in un campionato sempre più competitivo.

Amar’e Stoudemire (New York Knicks)

Dopo l’esplosione a Phoenix, Stoudemire è stato uno dei free agent più richiesti nel 2010. La sua decisione di approdare ai New York Knicks era principalmente basata sulla speranza di attirare altre stelle e puntare a quel titolo che non era arrivato in Arizona con Steve Nash.

Ma a seguirlo nella Grande Mela fu solo Carmelo Anthony, e gli infortuni hanno inevitabilmente minato sia la sua esperienza ai Knicks che la sua carriera, che è precipitata rapidamente, anche a causa di un famoso incidente con un estintore durante i playoff del 2012.

LaMarcus Aldridge (San Antonio Spurs)

Nonostante delle ottime stagioni in coppia con Kawhi Leonard agli Spurs, il titolo non arrivò mai, e nell’ala grande nativa di Dallas rimarrà sempre un tarlo in testa: “E se fossi rimasto a Portland?”

I Trail Blazers stavano crescendo con Damian Lillard e CJ McCollum, e la sua presenza avrebbe potuto formare un trio esplosivo, che avrebbe sicuramente fatto più strada di quella che hanno fatto da separati.

Dwight Howard (Houston Rockets)

Dopo otto anni trascorsi a Orlando, Dwight Howard decise di lasciare gli Orlando Magic, frustrato dalla costante delusione nei playoff. Nonostante il suo talento dominante, il frontcourt di Orlando non riuscì mai a costruire una squadra all’altezza delle sue ambizioni, e dopo essere stato eliminato al primo turno dei playoff con un 4-1 contro i Pacers, Howard sentì che il suo ciclo con i Magic era giunto al termine.

Il suo passaggio ai Lakers sembrava la scelta ideale per raggiungere finalmente il tanto agognato titolo, unendosi a una squadra con Bryant, Gasol e Nash. Tuttavia, l’infortunio di Kobe Bryant e il crollo della squadra nei playoff minarono le sue speranze.

A fine stagione, Howard decise di lasciare i Lakers per approdare ai Rockets, ma in seguito ammise che quella decisione era stata impulsiva. Nonostante tutto, la sua carriera ebbe una seconda (e terza) possibilità a Los Angeles, dove riuscì finalmente a vincere un titolo NBA nel 2020, completando così un cerchio di successi rimandati.

Tracy McGrady (Orlando Magic)

All’inizio degli anni 2000, Tracy McGrady era un giovane talento che voleva uscire dall’ombra di Vince Carter ai Toronto Raptors. Decise così di trasferirsi agli Orlando Magic, cercando di costruire una carriera indipendente. Nonostante stagioni incredibili a livello realizzativo, Orlando non riuscì mai a competere seriamente nei playoff.

McGrady ha più volte ammesso che la sua scelta di lasciare Toronto è stata un errore. Se fosse rimasto con suo cugino Vince Carter, avrebbe avuto maggiori possibilità di vincere un titolo. Una meta che gli è sfuggita, in parte a causa dei numerosi infortuni che hanno segnato la sua carriera, limitandone la continuità e il successo.

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